|
Gli approfondimenti di
www.tuttomaldive.it
in
collaborazione con
Enzo Spina esperto sub
DEEP STOP
( TAPPA DI SICUREZZA ALLA META’ DELLA PROFONDITA’ RAGGIUNTA? )
(bibliografia Alert Diver DAN, Prof. Alessandro Marroni, Prof. B. Bennet,
Dr. Frans Cronje)
I sub più attenti probabilmente hanno già sentito parlare delle deep
stop (soste profonde), ma come detto in premessa pur essendo il sottoscritto
quotidianamente in contatto con centinaia di subacquei ricreativi, mi rendo
continuamente conto della non conoscenza e quanto mistero o ”ricette” fai da
te, regnano su quello che sono le risalite decompressive, le soste di
sicurezza, teorie e discussioni su quale computer sia il più affidabile ecc.
L’argomento che andiamo ad affrontare è molto affascinante per alcuni forse
tedioso per altri, quindi per catturare l’attenzione pongo subito un
quesito:
prendiamo in esame questo profilo di immersione e cercate di capire se c’è
un errore:
Ci immergiamo con computer (di qualsiasi marca). Effettuiamo un’immersione
profonda a 30 metri e rimaniamo sul fondo fino al limite, quindi senza
uscire dalla curva di sicurezza, poi facciamo una risalita lineare, cioè
continua, alla velocità di circa 9 metri al minuto, poi una sosta di
sicurezza di 3 minuti tra i 3 ed i 6 metri. E’ il classico profilo della
maggior parte delle immersioni che si effettuano.
Secondo voi c’è qualche errore in un profilo di questo tipo?
Se fate questa domanda a subacquei non istruttori o divemaster (i quali
dovrebbero conoscere questi concetti), sono convinto che almeno il 90% degli
interrogati affermerebbero che non esiste nessun errore. E in effetti se ci
basiamo sugli algoritmi o tabelle in uso attualmente sembrerebbe tutto ok,
invece così non è. Infatti grazie agli studi del DAN si sono eseguiti
esperimenti (che ancora continuano) che probabilmente cambieranno i profili
di risalita. Cominciano a trovarsi in commercio nuovi computer che prevedono
le deep stop. Ma chi ha i vecchi computer che cosa può fare? Può prima di
tutto capire cosa sono le soste profonde e la loro importanza per poi
applicare il giusto profilo di risalita, con una sosta alla metà della
profondità massima raggiunta. Per capire questi concetti vediamo prima
alcuni argomenti.
Negli ultimi 20 anni le tabelle di decompressione sono cambiate, alcune
delle più recenti consentono tempi di fondo inferiori rispetto alle prime
della US NAVY, e persino la diffusione e la relativa, recente introduzione
dei computer subacquei non ha prodotto una significativa diminuzione
percentuale di malattie da decompressione, la quale rimane costante sugli
individui, indipendentemente dal sesso, età e addestramento, a prescindere
dal modello di computer o tabella usata.
VELOCITA’ DI RISALITA:
I casi di MDD,( malattia da decompressione) sono pochi, tuttavia quelli
relativi alla MDD neurologica causati da risalite troppo veloci,
indipendentemente dai computer o dalle tabelle usate è rimasta costante
negli anni, come mai?
La velocità di risalita si intende riferita sia al movimento vero e proprio
verso la superficie e sia al tempo che trascorre da quando ci si stacca dal
fondo e si riemerge comprendendo anche i tempi di tutte le soste di
sicurezza eventuali. Ma qual è la velocità di risalita corretta? Le maggiori
didattiche consigliano come massima velocità ammessa i 18 metri al minuto,
però affermano: meglio se inferiore…. altre invece 9 m al min. Alcuni
computer invece arrivano a 7 metri al minuto. Ma allora chi ha ragione? chi
ha deciso queste velocità e su che basi?
Nel 1878 il fisiologo francese Paul Bert consigliava velocità di 1mt. /min.
Nel 1907 il fisiologo inglese Haldane consigliava velocità tra 1,5 e 9 mt/min.
Negli anni dal 1920-57 si consigliava la velocità di 7,5 mt./min.
Nel 1958 durante la realizzazione del manuale federale d’immersioni della
U.S. NAVY la velocità di risalita venne rivista in quanto il comandante Fane
della squadra Guastatori Subacquei della West Coast voleva velocità di 30
mt./min per i suoi uomini, ma i palombari dell’epoca consideravano questa
velocità impraticabile per la pesante attrezzatura ed erano abituati a
risalire a 9 mt./min perciò che fare? fu raggiunto un compromesso a
tavolino, un “accordo” comodo per tutti cioè 1 piede al secondo, 60 piedi al
minuto, cioè i 18 mt./min. Ed ecco che dal 1957 al 1993 le tabelle US Navy
hanno consigliato questa velocità come abbiamo visto ancora oggi adottata da
molte didattiche, basando questa decisione su questioni empiriche. Negli
ultimi anni tuttavia i computer hanno rallentato la velocità di risalita
fino a 9 o 7 metri al minuto con una tappa di sicurezza consigliata di
3-5min. tra i 4,5- 6mt. Ciò però comporta la risalita del subacqueo con un
profilo come quello del quesito all’inizio. Si è scoperto che non è
sufficiente.
John Scott Haldane lavorava per la British Navy ed è il padre delle tabelle
della Royal Navy e U.S. Navy. Nel 1904 ipotizzò che i subacquei potessero
risalire velocemente solo fino ad una profondità in cui la pressione sia
metà di quella massima raggiunta, trascorso il tempo di desaturazione, si
risale ancora secondo il rapporto 2:1 e così via, questa tecnica venne
definita decompressione a stadi.
Sir Leonard Hill altro famoso fisiologo inglese, nello stesso periodo invece
proponeva una risalita diversa, cioè lineare fino alla superficie con
desaturazione graduale, e dissentiva tenacemente contro il sistema di
Haldane. Tentò di dimostrare con la pratica la sua teoria usando delle
pecore come cavie per gli esperimenti. Dopo la perdita di diversi animali fu
chiaro che la teoria di Hill non funzionava al contrario di quella di
Haldane.
Infatti le Marine Militari della US Navy e della Royal Navy hanno usato le
tabelle su modello Haldaniano per oltre 50 anni, ed ancora oggi molti
modelli di calcolo (algoritmi) dei moderni computer sono basati su queste
tabelle.
Quindi la domanda sorge spontanea:
come mai sembra normale oggi effettuare l’immersione del quesito iniziale a
30 mt. la quale prevede di effettuare una risalita lineare a 9 mt./min. con
eventuale sosta di sicurezza di 3 min. a 5 mt.? (tra l’altro non
obbligatoria)? Cioè un sistema di risalita modello tabella Hill? Non è
possibile che si verifichino gli stessi problemi dimostrati 100 anni fa con
le pecore? Cos’è successo alla teoria del rapporto 2:1 di Haldane? Perché
sembra sia stata abbandonata?
Molto è dipeso dalla U.S. Navy, la quale riteneva che i tessuti veloci che
si saturano dai 5 ai 10 minuti potessero sopportare rapporti più alti fino a
4:1. Il grosso merito di Haldane fu di capire che un sub deve avere un tempo
sufficiente per desaturarsi facendo delle tappe non solo a 6 metri, ma anche
a 15 mt. quando si risale da 30. Non è sufficiente solamente rallentare la
risalita come suggeriva Hill.
Per quanto tempo? Le tappe devono dare il tempo ai tessuti di desaturarsi
completamente, soprattutto quelli della colonna vertebrale con tempi di
emisaturazione di 12,5 minuti, potrebbero servire circa 18 minuti per
risalire fino in superficie. DAN Europe nell’ambito di una campagna di
ricerca denominata DAN – Project Safe Dive, condotta dal Prof. Marroni, ha
studiato le variabili della velocità di risalita e gli effetti delle tappe a
6 metri o 15 metri con 1.418 immersioni condotte da subacquei volontari, a
25 o 30 metri in curva di sicurezza. E’ curioso notare che uno dei profili
di immersione che hanno determinato la formazione del più alto numero di
bolle, misurate con rilevatore Doppler, è stato quello di una risalita
lineare alla velocità di 3 mt./min. senza tappe, su modello Hill, Haldane
può ancora essere soddisfatto della conferma della validità dei sui studi.
Vediamo infatti nella tabella seguente lo schema dei profili d’immersione
sperimentale, e la saturazione dei tessuti veloci e grado di bolle dopo i
differenti profili d’immersione, evidenziato in rosso il grado di bolle
peggiore ed in verde il migliore.:

Da questi
esperimenti si deduce che il profilo migliore di risalita è appunto il
profilo 6 che prevede uno stop a 15 mt di 5 minuti. La didattica NAUI oggi
suggerisce una sosta alla metà della profondità raggiunta, almeno di un
minuto seguita da una tappa di sicurezza di due min. tra i 5 e i 6 mt,
invece dei tre minuti solitamente consigliati alla quota dei 5 metri..
In base a questi concetti tutti noi possiamo adattare il profilo della
nostra risalita rendendo comunque l’immersione piacevole. Quando eseguo
immersioni profonde come guida adotto sempre il seguente profilo: inizio
l’immersione come di consueto raggiungendo prima la profondità massima, poi
risalgo lentamente ed indugio molto alla metà della profondità raggiunta. Le
Maldive si prestano moltissimo a questo tipo di profilo, sia sulle Thila,
(secche) che spesso hanno il cappello dai 15 ai 10 metri, che sulle Kandu
(Pass). Infatti dopo aver raggiunto la massima profondità di 30mt si può
risalire intorno ai 15 metri esplorando o il cappello delle secche o le
pareti delle pass, trasportati tranquillamente dalla corrente. La situazione
cambia se ci si lascia andare dal centro della pass con una risalita libera
nel blu. In questo caso per quanto detto prima raccomando che venga
effettuata una risalita considerando questi due punti:
a- non “far suonare il computer” superando la velocità consigliata dallo
strumento;
b-fare in modo che non sia diretta e costante verso la superficie.
Meglio soffermarsi intorno ai 15 metri per qualche minuto e poi continuare
la risalita facendo naturalmente attenzione alla scorta d’aria.
Per
discutere di questo argomento e per avere ulteriori informazioni
partecipa al forum del sito TuttoMaldive.it, nella sezione subacquea,
troverai i consigli degli esperti e di chi conosce bene le Maldive:
http://maldive.mondoweb.net/forum/forum18.html
Enzo
Spina
Guida subacquea in safari boat da 8 anni
Istruttore diving con all’attivo oltre 4000 immersioni
ISTR. DAN, PADI,
NAUI, PSS, HSA, UISP
|
|