FOTOGRAFIA ALLE MALDIVE

Corso di fotografia di www.tuttomaldive.it
© Copyright Bruno de Giusti - Utente Ghevèn - Tutti i diritti riservati -

LA PROFONDITÀ DI CAMPO
Entriamo a questo punto in una parte dedicata ai fotografi piú smaliziati: si tratta certamente del capitolo piú complesso, ma anche di quello che chiude il quadro di una foto completa e di buona qualità: il consiglio, per chi non è pratico, è di leggerlo un po’ per volta, al fine di “digerire” i vari paragrafi ed ottenere risultati efficaci.

La profondità di campo è costituita dall’insieme delle distanze alle quali l’immagine risulta perfettamente a fuoco. Cioè, se due oggetti, uno situato a 3 metri e l’altro a 10, sono a fuoco, la profondità di campo sarà [almeno] di 7 metri. La profondità di campo è un fattore essenziale per mantenere a fuoco oggetti che si trovano a distanze diverse rispetto all’obiettivo. L’esempio del primo piano con il panorama, entrambi perfettamente a fuoco sebbene uno si trovi a tre metri da noi e l’altro all’infinito, calza a pennello (vedi capitolo precedente alla voce “Aggiungere un primo piano”).

Per ottenere piú o meno profondità di campo è necessario agire sull’apertura dell’obiettivo. Questa è indicata con un valore “f” che indica la cosiddetta “focale”. Per comprendere questo concetto, è necessario trattare brevemente l’esposizione: perché una foto risulti luminosa al punto giusto, si può agire sull’apertura dell’obiettivo o sul tempo d’esposizione, senza mai dimenticare che questi due fattori sono strettamente dipendenti fra di loro!

Apertura: all’interno dell’obiettivo è presente un diaframma che svolge la stessa funzione della nostra pupilla; questo è spesso regolabile attraverso una ghiera, una rotella o appositi tasti; per determinare un valore di apertura, piú che al diametro in sé, si fa riferimento alla focale, definita (per capirsi) come il rapporto fra la lunghezza e l’apertura (diametro del diaframma) dell’obiettivo. Un obiettivo lungo 50 mm con diametro d’apertura di 6,25 mm, avrà apertura 50 / 6,25 = 8; questo s’indicherà come “f8”. Se l’apertura aumenta a 12,5 mm, si avrà 50 / 12,5 = f4. Se invece si riduce, per esempio a 3,125 mm, si avrà 50 / 3,125 = f16. In poche parole, con valori di “f” (focale) piú alti, passerà meno luce e quindi la foto risulterà piú scura; viceversa nel caso di “f” piú bassi.

Tempo: la luminosità della foto può essere gestita anche regolando il tempo d’esposizione, cioè per quanto tempo l’obiettivo deve lasciar passare la luce perché la pellicola o il sensore “registrino” la foto. Poiché tale lasso di tempo è molto breve, esso si esprime in frazioni di secondo. Cosí “1/250s” significa che l’obiettivo rimarrà aperto un duecentocinquantesimo di secondo. Va da sé che un tempo piú breve (per esempio 1/500s) produrrà una foto piú scura, mentre per schiarire l’immagine sarà sufficiente applicare un tempo piú lungo (per esempio 1/125s). Anche il tempo si può regolare su parecchie macchine fotografiche tramite una ghiera, una rotella o appositi pulsanti.

Correlazione fra apertura e tempo: come si può immaginare, apertura e tempo sono strettamente legati fra di loro. In generale, per mantenere costante la luminosità della foto, se il tempo dimezza, bisogna raddoppiare l’apertura e viceversa; attenzione: raddoppiare l’apertura significa raddoppiare l’area della “pupilla” attraverso il quale la luce passa. Ciò vuol dire che, a un diametro (o raggio) d’apertura doppio, corrisponde un’area quadrupla; infatti, se l’area è uguale a 3,14 x raggio al quadrato, con raggio 1 si ha 3,14 x 1 x 1 = 3,14; con raggio 2 si ha 3,14 x 2 x 2 = 12,56! Poiché “f” è inversamente proporzionale al raggio, una foto scattata con f8 risulta quattro volte piú luminosa che con f16. In generale, la sequenza di valori di “f” che si trovano sulle macchine fotografiche e per i quali la luminosità raddoppia (non quadruplica!) è 32, 22, 16, 11, 8, 5.6, 4, 2.8, 2, 1.4, eccetera; come si noterà, ogni due numeri il valore si dimezza approssimativamente. Chiudendo il discorso, se scattiamo una foto corretta con f5.6 e 1/500s, altrettanto corrette risulteranno le foto prodotte con f4 e 1/1000s, f8 e 1/250s, f11 e 1/125s, eccetera. Per quel che riguarda la durata d’esposizione, ovviamente dobbiamo considerare il rischio legato a tempi troppo lenti: la foto potrebbe infatti risultare mossa; se non si ha la mano ferma, conviene evitare tempi superiori a 1/60s (no quindi a 1/30s, 1/15s, eccetera); cosí se si vuol rendere l’effetto dinamico di un torrente che scorre, sarà opportuno invece evitare tempi troppo brevi, cioè al di sotto di 1/125s (no quindi a 1/250s, 1/500s, eccetera).

Torniamo quindi alla nostra profondità di campo. E’ chiaro che la stessa foto non risulta esattamente uguale se variamo tempi e apertura, pur mantenendo il rapporto che abbiamo visto. Cosa cambia dunque con una diversa apertura? Avete mai pensato cosa fa chi è miope e non porta occhiali, per leggere una scritta lontana? Strizza gli occhi? E perché? Ecco il punto: perché cosí facendo, la profondità di campo aumenta. Chiudendo l’obiettivo (strizzando gli occhi), si ha a fuoco un insieme maggiore di distanze! Lo stesso miope si sarà pure accorto che in una giornata assolata o sulla neve gli oggetti lontani si vedono molto piú a fuoco che verso sera quando la luce è scarsa. Se la luce è intensa, i nostri occhi chiudono la pupilla e quindi la profondità di campo aumenta; viceversa quando c’è poca luce.

Osservare quindi le foto qui sotto: la seconda ha lo sfondo (il mare) molto piú sfuocato della prima.





In effetti, la prima è stata ottenuta con f11 e 1/90s, mentre la seconda f4.5 e 1/500s! Cioè la seconda è stata esposta con un tempo quattro volte e mezzo minore (da 1/125s a 1/500s il tempo si riduce esattamente a un quarto) e l’apertura era circa quattro volte e mezza maggiore (da f11 a f5.5 passa esattamente quattro volte meno luce). Abbiamo appena esposto un esempio di come utilizzare al meglio l’apertura: in effetti, per i ritratti conviene utilizzare valori di f bassi, possibilmente i piú bassi, perché cosí facendo lo sfondo risulta piú sfuocato possibile e il soggetto risalta quasi fosse un’immagine tridimensionale.

Se desideriamo invece ottenere l’effetto opposto, cioè una maggiore profondità di campo, allora la soluzione è di chiudere l’obiettivo, cioè utilizzare valori alti di f. Nell’esempio in basso, la foto di sinistra è sfuocata per gran parte del campo, considerando che i fiori vicini sono troppo vicini e i fiori lontani troppo lontani per averli contemporaneamente a fuoco (f4.5, 1/1000s, meno profondità); la foto di destra è molto piú nitida e quindi preferibile (f27, 1/90s, piú profondità).

   

Nell’esempio qui sotto abbiamo una situazione simile: nel caso di sinistra, lo sfondo è molto piú nitido (f27, 1/90s) che nel caso di destra (f4.5, 1/3000s). Dire quale foto sia migliore è difficile; dipende da cosa si vuol mostrare: se ci interessano i fiori in primo piano, allora è preferibile la situazione di destra, dove essi risaltano quasi tridimensionalmente sullo sfondo; se invece s’intende fotografare i fiori e il giardino nel loro insieme, allora è meglio il caso di sinistra.

   

In molti apparecchi fotografici piú semplici non si può agire direttamente sui valori di tempo e apertura; tuttavia spesso sono presenti regolazioni automatiche che permettono di ovviare a questa mancanza: in genere, impostando il simbolo del ritratto (in genere una testa femminile), si tenderà ad aumentare l’apertura e quindi a diminuire la profondità di campo; impostando invece il simbolo del panorama (in genere una montagna), si aumenterà la profondità di campo.

Ora è chiaro che, nel caso di un primo piano abbastanza vicino insieme con un panorama all’infinito, dovremo chiudere l’obiettivo per evitare di avere il primo piano leggermente sfuocato (percepito come un errore); tuttavia, se il primo piano dovesse essere tanto vicino da non poterlo avere a fuoco anche con molta profondità di campo, allora sarà preferibile sfuocarlo “brutalmente”. Possiamo considerare un’apertura di f8 come “standard” per la maggior parte delle fotografie, riservando le aperture maggiori (f2.8–f5.6) per i ritratti e quelle minori (f11–f22) per paesaggi con primi piani “normali”, tramonti e casi particolari in cui serva piú profondità di campo.

Un’ultima osservazione importante: piú elevata è la lunghezza focale dell’obiettivo (cioè la capacità d’ingrandire l’immagine, vedi zoom o teleobiettivi), minore sarà la profondità di campo; se si possiede uno zoom, nei ritratti è opportuno usare valori elevati (70mm-120mm) di lunghezza focale (d’ingrandimento), mentre nel caso di paesaggi, un valore molto basso (meglio ancora il minimo) produrrà una foto nitida e brillante (ingrandendo, aumenta l’effetto della foschia).

Corso di fotografia di www.tuttomaldive.it
© Copyright Bruno de Giusti - Utente Ghevèn - Tutti i diritti riservati -

Per consultare on-line gli esperti del sito e per avere consigli ed informazioni
in merito alla fotografia alle Maldive 
partecipa al forum del sito TuttoMaldive.it, nella sezione "Foto e Video"
troverai consigli per fare ottime fotografie alle maldive :

Clicca qui per il Forum dedicato alle isole Maldive

home page di www.tuttomaldive.it : sito web completamente dedicato alle isole maldive
www.tuttomaldive.it