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KIHAAD FEBBRAIO 2005
INTRODUZIONE
Dopo quattro viaggi su un arco di vent'anni e per un totale di 11 settimane alle Maldive, mi decido a ritornarvi con la mia neomoglie:
in realtà noi ci siamo sposati a luglio dell'anno scorso, ma la destinazione era d'obbligo e la settimana a disposizione troppo poca e rischiosa per il periodo; cosí, dopo un viaggio di nozze simbolico e peraltro inaspettatamente graditissimo in Sicilia al Club Med di Kamarina, abbiamo prenotato due settimane a Kihaad. Ovviamente la ferale notizia dello tsunami ci ha sconvolto; tuttavia, dopo i primi momenti di sconcerto, abbiamo deciso di agire razionalmente e siamo partiti, sostenuti anche dalla certezza che, cosí facendo, avremmo portato un aiuto ben piú concreto delle tante solidarietà verbali pelose vomitate a fiumi da giornalisti, politici e benpensanti vari con la voce imperiosa, il ditino alzato e il
sedere ben piazzato sulla poltrona.
IL VIAGGIO
Fra le tipiche imprevedibilità italiane, la situazione delle compagnie aeree occupa un posto, se si può dire, d'onore; cosí già prima di partire abbiamo dovuto cambiare ben due volte vettore. Alla prenotazione, il volo era Air Europe; poche settimane dopo, ci hanno comunicato il cambio di compagnia con Lauda Air (buona idea!), insieme con l'aumento di un centinaio di euro (idea meno buona). Abbiamo accettato volentieri, consci delle peripezie finanziarie della prima compagnia, che non avremmo mai voluto condividere, specie in vacanza. Tuttavia, pochi giorni prima della partenza, l'ultimo, deludente cambio: al ritorno, con Eurofly. Insomma... come dire "dalla brace nella padella"! All'imbarco a Malpensa, la quarta novità: il Boeing 767-300ER non è di Lauda Air, bensí della nota compagnia aerea polacca LOT (del cui acronimo vi risparmio la psichedelica descrizione); tuttavia sappiamo bene che il codesharing (attività per cui piú compagnie si scambiano gli aerei su alcune tratte) non compromette la qualità del servizio e cosí è stato. I sedili della classe economica del grande e silenzioso bimotore sono sorprendentemente spaziosi, paragonabili a quelli di certe compagnie dell'Estremo Oriente; il personale polacco è gentilissimo e il servizio è impeccabile. Le uniche curiosità: l'incontentabile polemico di turno che filma ogni procedura dell'equipaggio e raccoglie firme con l'intento di farla pagare a "chi ci fa volare con le compagnie polacche" (fosse cosí polacca l'Eurofly!), e le interminabili frasi spaccacervello che indicano la toilette, l'uscita, ecc. Non studierò mai il polacco, no. Al mattino appaiono i primi atolli e l'emozione è forte.
Viste dall'alto, le Maldive confermano la teoria dei frattali (figure geometriche che si ripetono a qualunque livello d'ingrandimento le si guardino): sembrano certe colture batteriche che si osservano nei microscopi dei laboratori di biologia. A ben pensarci, forse è esattamente cosí: pare impossibile credere che, se non esistesse la vita, sotto di noi ci sarebbe soltanto mare blu. Né plancton né polipi né madrepore né pesci pappagallo che rosicchiano i coralli e li riemettono in mare sbriciolati (sembra incredibile: mangiano reef e cagano isole!), né lingue di sabbia né palme né villaggi dei pescatori né complessi turistici... Niente di niente; solo mare blu. Grazie, vita; e grazie di cuore per le Sue cortesi emissioni metaboliche, Signor Pesce Pappagallo! Mentre meditiamo sulla natura e i suoi irrinunciabili lasciti, prima di atterrare avvolgiamo accuratamente tutta l'attrezzatura elettronica in pellicole di plastica (quelle per i cibi sono l'ideale); durante il volo, l'aria condizionata raffredda tutti gli oggetti a bordo e, non appena si entra in un'atmosfera calda e con umidità elevata, su tutte le superfici lisce esterne e interne (cosa ben piú grave!) si forma un'abbondante condensa che distrugge in pochi secondi qualunque apparecchiatura delicata, con una predilezione per le macchine fotografiche, le telecamere e i telefoni. Attenderemo quindi che gli oggetti abbiano raggiunto una temperatura prossima a quella dell'ambiente (possibilmente tenendoli al sole), e magari un ulteriore quarto d'ora (all'interno del telefono può fare ancora molto freddo, specie se il primo messaggio è arrivato dalla suocera!), prima di "scartare" i nostri apparecchi: è buffo osservare all'aeroporto improvvidi turisti che si dannano con gli ultimi spasimi elettronici dei loro acquisti fatti il piú delle volte in occasione del sospirato viaggio, che nessuna garanzia al mondo sarà in grado di resuscitare! All'arrivo a Male' ci aspettano la solita vampata di caldo umido, simpatiche e rumorose danzatrici in viola, e la gioviale Patrizia di Valtur; con efficienza svizzera ci assegna la stanza, ci invita a ritirare il biglietto dell'idrovolante (TMA) e quindi a salire sul pulmino. Dopo il passaggio a livello... be'? perché vi stupite? mai stati a Gibilterra? Per recarsi all'idroporto, si deve attraversare la pista dell'aeroporto di Male' e una sbarra in posizione strategica sembra voler impedire che qualche folle aggiunga un improbabile carrello umano a un inconsapevole aereo in transito! Al terminal non attendiamo piú di dieci minuti e saliamo su uno di quei rumorosissimi uccellacci di alluminio giallo e azzurro, i cui piloti generano spesso ilarità perché si dilettano nello spingere il timone coi piedi nudi: ma uno, la cloche, la tiene forse coi guanti di cuoio?!? Al ritorno, tutti appassionatamente sull'A1 a piede libero! Voliamo per 35 minuti su un mare cui nessuna descrizione può rendere adeguato onore. Una varietà interminabile di figure geometriche si colorano di bianco e di blu, passando attraverso ogni immaginabile sfumatura del turchese. Puntando verso nordovest, attraversiamo per una ventina di minuti il tratto di oceano fra l'atollo di Male' Nord e quello di Baa, e, in vista delle prime macchie nel blu, cominciamo a scendere. Una virata e tocchiamo l'acqua che ci frena bruscamente, smontando fra l'altro le nostre ataviche speranze che un'eventuale emergenza aerea sull'acqua possa risultare meno dolorosa! Approdiamo su una minipiattaforma sopra la quale un buontempone ha affisso il cartello "Kihaad International Airport" (ma mi "facci" il piacere: ormai alle Maldive questi segnali si trovano dappertutto); immediatamente giunge un dhoni (la tipica barca maldiviana) e ci conduce in pochi minuti al pontile principale. L'accoglienza è calorosa e, dopo l'aperitivo, il capo animatore Alessandro ci accompagna in camera: la 107, una cosiddetta "standard", in posizione leggermente arretrata rispetto alla fila di stanze sul mare, ma non tanto da farci perdere il turchese dell'antistante laguna, quando ci affacciamo alla porta. Sono ligure e alla prenotazione pensavo: "soldi risparmiati!" Ed è proprio cosí!
L'ISOLA
Già percorrendo il pontile di sbarco verso la reception, ci si rende facilmente conto dei colori straordinari della laguna; l'isola non è delle piú piccole, ma il giro si compie in circa venti minuti. In senso antiorario, dal pontile principale si giunge alla spiaggia antistante la piscina: è candida, di sabbia fine e costellata di granchietti bianchi che ti scartano con movimenti fulminei, e timidi paguri che scompaiono sotto la conchiglia non appena osi lanciare loro
uno sguardo: ma chi gliel'avrà mai rivelato che in Liguria ce li mangiamo crudi?!? Dopo il pontile di servizio (quello del diving), i colori si fanno quasi irreali; infatti nella laguna si stagliano piccole fosse che tingono il mare di un turchese piú scuro ma ugualmente intenso: sembra che qualcuno vi abbia rovesciato dell'inchiostro, o che abbiano colorato il fondo per dare un tocco di raffinatezza ed esclusività a Kihaad. Le fosse coloratissime s'incontrano anche proseguendo verso la zona che ha subíto piú danni dallo tsunami del 26 dicembre 2004; 4-5 bungalow sulla riva (e altrettanti in posizione arretrata) sono ancora chiusi, a seguito della marea che ha invaso le camere e gli stanzini di servizio (condizionatore e impianti elettrici fuori uso); inoltre, davanti alle stanze, la risacca sembra aver risucchiato interi pezzi di spiaggia, che cosí risulta piú bassa dei bungalow, mostrandone in alcuni casi le strutture portanti. Tuttavia, il danno pare limitato e sono certo che, in poco tempo, anche queste camere torneranno efficienti come prima dell'evento. Proseguendo oltre la zona colpita, la spiaggia si restringe per un centinaio di metri e, in periodi di alta marea, risulta difficile percorrerla; a un'altezza di circa due metri su una delle mangrovie a riva, una madrepora evoca una testimonianza sinistra dei fatti di quel dicembre, ma volgendo lo sguardo alla laguna, qui piú larga, si è tanto appagati dalla vista, che si dimentica tutto subito. Al termine della "zona stretta", la spiaggia si allarga nuovamente verso gli "over-water" (a chiamarli "palafitte" ormai si rischia il carcere); questi sono ramificati lungo un pontile che termina in un piccolo e romantico gazebo sulla laguna.
I primi due over-water sono in realtà "over-beach" e gli ultimi due ricordano certe suite presidenziali degli Emirati. Non fanno per noi: troppo lusso e fronzoli fuori luogo per chi si ricorda e rimpiange le Maldive dei primi anni '80, senza i vetri alle finestre, senza condizionatore, telefono, televisore, piscina; riso e pesce, pesce e riso a colazione e cena; docce di acqua salata e non riscaldata: forse un po' puzzolente di anidride solforosa perché prelevata dai pozzi "contaminati" dagli organismi marini in decomposizione... Eppure le Maldive erano solo questo: semplicità e mare, mare, solo ed esclusivamente mare. Bando alla malinconia, la spiaggia prosegue ampia davanti al ristorante e si arriva al centro benessere che non conosciamo perché, ancora una volta, lo consideriamo una forzatura: piú benessere di cosí! Tuttavia chi l'ha frequentato ne ha elogiato il relax e soprattutto il romantico tè al tramonto, che si sorseggia sul balcone del grande edificio-palafitta (portatemi una lima, mi raccomando!) Infine si torna al pontile principale da cui si entra nella reception. Questa, a dispetto del suolo islamico, ha decisamente una parvenza ecclesiastica (all'aeroporto di Male', se uno arriva con un coso cosí in valigia, mica te lo fanno passare!) e dietro l'altare principale due liturgici singalesi dispensano consigli sulle parabole amministrative dell'isola. A sinistra si prosegue verso il ristorante, a destra si torna alla piscina. Di fronte, il sancta sanctorum dell'amministrazione, che però non è roba per turisti profani... Completano il paesaggio: una boutique molto fornita, un ufficio turistico gestito dal simpatico Kamal, un tetro stanzino con computer e collegamento a internet per chi prova nostalgia della scrivania e del vecchio capo esigente e a volte un po' insolente, una gioielleria dove si possono acquistare oggetti preziosi singalesi a prezzi molto convenienti, e, intorno alla piscina, un paio di bar con caffè ristretto decisamente, ué guaglio', eccezziunaale! Una precisazione sulla spiaggia: le correnti cambiano con i monsoni e quindi anche la sabbia è piú copiosa in certe zone dell'isola, in certi periodi dell'anno. In genere, le spiagge rivolte a nordest sono estese durante il monsone umido e risicate negli altri mesi; viceversa per le spiagge sud-occidentali. Non è tuttavia necessario portarsi la bussola; basta usare come riferimento il sole che, com'è noto, sorge a nord e tramonta a sud...
LE CAMERE
Come già specificato, noi abbiamo una "standard" che, in ogni caso, pare una suite: la stanza, a forma di pentagono è enorme e vi trovano spazio facilmente: un grande letto a baldacchino, un divano che, all'occorrenza, può tradursi in terzo letto per un bambino, una scrivania, un armadio con tanto di enorme e sicura cassaforte (ci stanno comodamente un computer portatile con tanto di accessori, un paio di macchine fotografiche, e molti altri ammencoli, fra cui vostro figlio se vi fa disperare), un mobile che sostiene un televisore enorme (che abbiamo sotterrato il primo giorno) e altri oggetti d'arredamento fra cui una mega-anfora che sostiene un grosso abat-jour. L'aria condizionata mantiene una temperatura gradevole tutto il giorno, ma di notte conviene ridurne l'effetto per non rischiare di risvegliarsi nella tundra circondati dalle renne al pascolo... La camera ha due grandi portoni d'ingresso che si possono aprire completamente, trasformandola in una specie di gazebo con una zona intima e una veranda dotata di un paio di sdraio e un tavolino per rilassarsi. Da dimenticare l'impianto elettrico, con un pannello con 7 interruttori vicino al letto, che comandano tutte le luci: avevo chiesto una stanza luminosa, mi hanno dato una centrale elettrica... Dietro il letto, un muro separa la zona lavandino, dotata di un enorme specchio e tanto spazio per soddisfare le esigenze di ogni vera signora in grado di superare comodamente la franchigia bagaglio della business class, anche solo col beauty case! Una porta di fronte al lavandino conduce al semicerchio esterno del bagno maldiviano: all'inizio non ci credevamo, ma è piacevolissimo espletare le proprie necessità davanti a decine di occhi indiscreti che si trovano lí perché a caccia di piaceri sfuggenti... Stiamo parlando ovviamente dei gechi: le simpatiche lucertoline che si piazzano in posizione strategica intorno alle tre luci e, come una perfetta contraerea, non perdonano fatali errori di traiettoria a malcapitati oggetti animati volanti. Il bagno è dotato persino di bidet e di ben tre docce: una volante (ma i gechi non sono mai riusciti ad acchiapparla), una fissa e la notoria "coccodoccia" che a noi è parsa piú un oggetto di arredamento un po' equivoco (fa molto Pigalle invero), che un impianto con una qualche utilità; il fatto è che la coccodoccia (una doccia la cui bocca è costituita da un mezzo cocco che raccoglie l'acqua dal tubo e la lascia cadere disordinatamente) è situata su un pavimento di sabbia e non è certo gradevole, dopo la doccia, riempire la camera di corallo che, ricordiamo, altro non è che cacca di pesce pappagallo...
LA CUCINA
A conti fatti, una normale attività marina permette di consumare rapidamente le calorie in eccesso, che inesorabilmente s'ingurgitano durante una vacanza a Kihaad. Il ristorante si sviluppa all'interno (dove molti ventilatori contribuiscono a mantenere la temperatura piacevole) e fra le ombreggianti palme della spiaggia. Sia fuori sia dentro non ci si trova mai a disagio anche se, secondo noi, i posti piú ambiti sono quelli esterni, specialmente di sera quando una leggera brezza è in grado di creare l'ambiente piú confortevole al mondo; so per certo che risultano tuttavia meno ricercati durante gli uragani. I tavoli ospitano comodamente sei persone (uno è da otto) e ciò conferma lo spirito socializzante dell'isola: tutt'al piú, se non si gradisse un altro ospite, oltre al gusto di sopprimerlo sotterrandone i resti accanto al televisore, si potrebbe cambiare tavolo la prossima volta; noi amiamo conoscere gente diversa e perciò abbiamo girato diversi tavoli: sembra tuttavia che il capopersonale non abbia gradito questo nostro spirito migratorio forse, penso io, per via della presunta impossibilità di attribuire adeguatamente le mance! Un'interferenza che si poteva certamente evitare (ed infatti è stato l'unico cui abbiamo adeguatamente evitato una mancia)...La cucina è abbastanza varia, forse non eccezionale in confronto ad altre isole frequentate dagli italiani; tuttavia il cibo è vario e il pesce, elemento immancabile, preparato in modo semplice e appetitoso. Abbiamo apprezzato particolarmente certe spaghettate con veri e propri cubi di pesce, e le quantità immani di pesce al forno e alla griglia. I dessert, invece, lasciavano un po' a desiderare, ma bisogna ricordare che il clima umido di certo non favorisce la conservazione delle torte e dei croissant mattutini che assumono rapidamente sapore di secolo scorso, anche se preparati un paio d'ore prima. La frutta, buona, era tuttavia poco varia: ananas, papaia, bananine e l'immancabile cocco. Inqualificabile, invece, la totale assenza di carne di renna, malgrado i condizionatori. Per quel che riguarda le bevande comprese nel costo del soggiorno, l'acqua in bottiglia è singalese (ma mi assicurano che anche a Sri Lanka è composta da idrogeno e ossigeno) e disponibile solo senza gas; la birra però (la spagnola San Miguel) è ottima e fresca, essendo reperibile da una spina posta all'interno del ristorante; il vino è standard: niente di straordinario, ma, tutto sommato, nulla di drammatico; certamente è di buona qualità poiché non abbiamo mai accusato disturbi allo stomaco né col bianco né col rosso, ideale, come si sa, con la carne di renna. In ogni caso, è disponibile molto altro vino a pagamento, ma quando un nostro amico, colto da un impeto d'altruismo vacanziero, ha ordinato una bottiglia di Moët et Chândon, ci hanno servito uno Champagne fiacco e tiepido che lasciava veramente molto a desiderare, soprattutto considerando l'ambiente non certo da mensa aziendale. In generale, Valtur avrebbe potuto far di meglio, considerando il prezzo del soggiorno; tutto sommato, però, non si va alle Maldive per mangiare italiano e quindi ritengo che certe piccole trascuratezze (che tuttavia non compromettono il livello generale della cucina, comunque gradevole) si possano largamente perdonare; persino l'assenza di carne renna!
LA BARRIERA CORALLINA
Sebbene gli effetti del Niño del 1998 siano anche qui evidenti, la barriera è bella e, soprattutto, ricchissima di pesce. La zona migliore per lo snorkeling è decisamente il retro dell'isola, dove tuttavia non esistono passaggi facilitati verso l'esterno ed è necessario nuotare per una decina di minuti di buona lena per raggiungere la barriera. Qui con l'alta marea si può uscire, ma bisogna saper nuotare a pelo d'acqua e soprattutto tenere presente i tempi delle maree, per non trovarsi a dover girare tutta la barriera a nuoto per rientrare (qualche chilometro, di cui un paio controcorrente: arrivederci a Male' o Mogadiscio!) L'interno della laguna sul retro dell'isola è costellato di coralli abitati da centinaia di pesciolini ed è quindi, tutto sommato, piacevole fermarsi lungo il tragitto verso la barriera, per osservare le abitudini di vita di tanti coloratissimi inquilini. I coralli che essi occupano si sono ripresi dal Niño e le punte azzurro intenso lo testimoniano apertamente. Piú in là, il lato interno della barriera è molto interessante: un vero labirinto di corallo dove è divertentissimo addentrarsi, con una qualche cautela visto che ci si può trovare in un vicolo cieco e lo spazio per girarsi non è molto.
Ci è capitato un paio di volte di osservare un innocuo squaletto passeggero, qualche tartaruga, un paio di trigoni e un'aquila di mare; tuttavia questa zona della barriera è letteralmente invasa da milioni di pesci coloratissimi da piccolissimi a medi che, a volte, non resistono alla tentazione di osservare da vicino l'intruso nuotatore. Può anche capitare di dover discutere animatamente con certi non meglio identificati pesciolini marroni ("pomacentri nigricantes", mi dicono) con una pinna dorsale zigzagante, che, additati, provano un indescrivibile senso d'offesa e non rinunciano a farlo sapere attaccando l'intrusa estremità (per quel che possono: mai come in questi casi, l'importante è il gesto!) Anche certi piccoli pesci balestra picasso ogni tanto attaccano in modo del tutto innocuo, ma, quando si accorgono delle dimensioni dell'ospite, preferiscono tornare a litigare coi colleghi. Riuscendo a passare all'esterno della barriera, il panorama cambia completamente: acqua piú limpida, tanti coralli vivi e pesce piú grosso sono il paesaggio di sottofondo, cui si aggiungono decine di tartarughe (non ne abbiamo mai viste tante come nell'atollo di Baa), squali, aquile di mare, pesci leone, polpi, murene, delfini, snorkelisti e tutto quel che si può immaginare. Bisogna tuttavia ricordare che, piú ci si addentra in acque profonde, piú forte è la corrente (che scorre sempre lungo la barriera), pur senza mai costituire un serio problema: la migliore soluzione è sempre quella di nuotare controcorrente il piú internamente possibile e, quando si è stanchi, lasciarsi trascinare osservando la zona piú profonda. Qui ci si può trovare a tu per tu con il maschio di certi grossi pesci balestra giallo scuro (balestra titano), che non gradiscono la presenza di estranei quando la loro femmina ha deposto le uova, e quindi possono attaccare; la cosa è poco piacevole perché hanno due denti da coniglio il cui morso provoca dolore e può ferire; il consiglio è quello di non avvicinarsi a quegli hooligan acquatici (specie se nuotano zigzagando istericamente) e, in caso di attacco, rispondere per le rime: un pugno ben assestato sul muso (come suggerisce l'attempata saggezza di mia madre che non vi consiglio d'incontrare quand'è nervosa) ricorda loro immediatamente l'onnipotenza umana...Il lato principale dell'isola ha una barriera normale e una laguna poco interessante; oltretutto la visibilità è scarsa, anche se bisogna aggiungere che questa cambia con le maree e i monsoni. Dal pontile di servizio verso l'esterno, tuttavia, la vista torna notevole e, se si riesce a contrastare la corrente che riporta all'isola, vale la pena di allontanarsi verso il punto in cui le due barriere si congiungono: qui il corallo è molto interessante, il pesce estremamente vario ed è difficile imbattersi in snorkelisti. Almeno, vivi!
IL CLIMA
Ricercare informazioni attendibili sul clima maldiviano è diventato quasi uno sport: molti raccontano che da dicembre ad aprile piove poco, mentre da maggio a novembre è un disastro. Questo è generalmente vero, ma il disastro raramente consiste in settimane intere di pioggia; cosí come la meraviglia di febbraio e marzo è a volte interrotta da piogge leggere, qualche nuvola e, soprattutto, vento fastidioso. Insomma, un buon consiglio per le Maldive è: per una settimana, evitare dicembre e gennaio; infatti, i prezzi sono assurdi e il rischio pioggia (anche per una settimana di seguito) è ancora in agguato. Per brevi permanenze, meglio febbraio-marzo (che costano comunque uno sproposito, ma almeno il sole dovrebbe esserci); aprile è ideale perché il clima è ancora abbastanza secco, anche se è già consigliabile restare almeno due settimane, prezzi di Paqua permettendo; se però si ha piú tempo, i prezzi fra maggio e novembre (escluso agosto) sono talmente bassi che vale la pena di prendersi qualche acquazzone e un po' di giornate nuvolose: alla fine il sole si sarà visto comunque eccome! E allora, riassumendo, il ben poco noto e un po' empirico "Metodo Meteorologico Spannometrico Gavriela veNahum" suggerisce quanto segue:
- dicembre-gennaio: per chi può permettersi almeno due settimane nel periodo piú caro dell'anno;
- febbraio-marzo: per tutti e tutte le durate;
- aprile: per tutti (eccetto pasqua, solo per chi può), almeno due settimane;
- maggio-luglio: per tutti, almeno tre settimane;
- agosto: per chi può permettersi almeno tre settimane;
- settembre-novembre: per tutti, almeno tre settimane.
Mai dimenticare che, con le offerte, spesso tre settimane fra maggio e luglio o fra settembre e novembre costano come una settimana a febbraio e, opinione nostra suffragata dall'esperienza e dai fatti, ne vale molto di piú la pena. La nostra permanenza dal 6 al 21 febbraio (eravamo in viaggio di nozze e pertanto in assetto da sboroni) ha confermato la teoria: un paio di giorni dopo l'arrivo, si è alzato un vento fastidioso, si è rannuvolato ed è caduta un po' di pioggia per una mezza mattinata; poi nuvole fino a sera, un po' di nuvole anche all'indomani, ma soprattutto vento fastidioso e mare increspato per i 2-3 giorni successivi. In seguito calma piatta per una settimana, con brezza leggera e senza una nuvola in cielo, e infine un nuovo rannuvolamento senza eventi di rilievo. La prossima volta che ci sposiamo, prenotiamo sei settimane a luglio: lo giuro!
L'ANIMAZIONE
Sempre simpatici, mai invadenti, i ragazzi dell'animazione sono stati straordinari. Attività e giochi organizzati, intrattenimento simpatico prima e dopo i pasti e spettacolo dopo cena (decisamente troppo tardi: alle 22.30) hanno fatto da lieto contorno alla vacanza. Chi voleva partecipava, chi restava in disparte veniva lasciato in pace. Da segnalare il bravissimo cantante e strumentista Mauro sul cui futuro di successo nutriamo pochi dubbi, anche se prima bisognerebbe sopprimere una discreta pletora di cagnacci raccomandati che attualmente occupano ingiustamente il suo posto. L'unico spettacolo omnipresente, invadente e irrinunciabile, l'ha offerto il Sua Eccellenza il Mare: ma sapeste che piacevole intrusione...
LE IMMERSIONI E LO SNORKELING GUIDATO
Simpatici i ragazzi del diving e dello snorkeling guidato; tuttavia non abbiamo approfittato molto delle immersioni e per nulla dello snorkeling perché entrambe le pratiche costavano uno sproposito rispetto alla media maldiviana e non ci piace incoraggiare simili attitudini allo spennamento. Inoltre, personalmente, preferiamo lo snorkeling libero che alle Maldive regala emozioni piú che sufficienti a chi sa cosa cercare, dove andare e come comportarsi. Mia moglie ha conseguito il brevetto subacqueo perché non si sa mai, ma poi ha condiviso con me le bellezze della barriera standosene comodamente in superficie, senza attrezzature mastodontiche e limitazioni temporali e spaziali che, secondo noi, stonano con la vacanza. Un'avvertenza: portatevi pinne e maschere dall'Italia perché quelle a noleggio sono quotate in borsa...
GLI OSPITI
Si sa che gli eventi negativi operano fatalmente una selezione e cosí, dopo lo tsunami, eravamo veramente in pochi ma ottimi: una settantina di ospiti tutti italiani sugli oltre duecento che l'isola può ospitare. Chi, come noi, ha deciso di non rinunciare al viaggio, non lo ha fatto per incoscenza o imbecillità (come affermato da qualche nostro geniale politico che sarà inevitabimente trombato alle prossime elezioni, con grande soddisfazione del sottoscritto): si è informato sui rischi e ha ritenuto che lo tsunami alle Maldive sia stata ben piú una montatura mediatica che un evento di proporzioni bibliche, come voleva farci credere un noto telegiornalista stimato per la sua obiettività politica, che già m'immaginavo al comando di un dhoni mentre approdava sul Monte Ararat. Intendiamoci: si sono certamente verificati gravi danni su alcune isole e un'ottantina di pescatori mancano purtroppo all'appello, ma il vero disastro indonesiano o di singalese è tutt'altra cosa. Quindi, pochi ospiti e generalmente con poche balle per la testa, almeno per la prima settimana. Sembrava un po' d'essere tornati alle Maldive d'inizio anni '80, quando solo chi era animato da un notevole spirito di adattamento sceglieva questa meravigliosa destinazione. Non nutriamo tuttavia speranza che l'ospite medio sia in genere del tipo di cui abbiamo potuto godere noialtri. I tipici caciaroni da film natalizio non sono mancati nella seconda settimana e qualche saggio civilizzato ha rinnovato in noi il sospetto che, in tempi normali, una certa percentuale di ospiti non si sforzino di apparire granché diversi dalle macchiette della summenzionata gonadoclàstica pellicola...
CONCLUSIONE
Al di là della descrizione che, speriamo, dovrebbe soddisfare la curiosità di molti, consigliamo vivamente Kihaad a chi cerca una vacanza nei colori stupefacenti e nella bellezza quasi sfrontata delle Maldive, ma, allo stesso tempo, non vuole rinunciare alla comodità e servizi al di sopra della media. La eviti chi non ama troppa cagnara e chi vuol praticare lo snorkeling guidato e le immersioni a prezzi ragionevoli: esistono alternative altrettanto valide e si aiuta il turismo maldiviano ad affrancarsi da politiche di prezzo di stampo decisamente
veteroligure. |
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