Moofushi luglio 2006
  luglio 2006 by Gabriela & Bruno (utenti forum:  Salomée & Ghevèn)  

Gruppo TuttoMaldive Moofushi 3-26 luglio 2006

INTRODUZIONE
Quest'anno abbiamo deciso di sfruttare l'offerta vantaggiosa di TuttoMaldive; partiamo quindi il 3 luglio per le tre settimane che ci attendono a Moofushi! Lo so: siamo monotoni, sempre alle Maldive! Ma cosa possiamo farci? Già alla prima esperienza ci si ammala rapidamente di Maldivite; in genere dopo la seconda volta, questa degenera in Maldivosi, piú grave perché nutre in sé il seme del cronico; quando infine non si riesce proprio piú a rinunciare e magari si è pervasi persino dalla necessità di visitarle piú volte l’anno, allora si è ormai allo stadio del terminale… 
E non c’è rimedio! Abbiamo provato di tutto: Seychelles, Caraibi, Busto Arsizio: niente niente niente, alle Maldive ci si torna, ci si fa l’abbonamento a vita. 
Capita quindi di rivedere anche le stesse isole perché si sa di andare a colpo sicuro e non si vogliono incontrare sgradite sorprese. Cosí per Ghevèn è già la seconda volta a Moofushi (aprile 2000); tuttavia Salomée proverà l’emozione di una nuova esperienza da godere…

IL VIAGGIO
Purtroppo la mattina della partenza scopriamo che i tassisti sono sul piede di guerra e, memori di blocchi improvvisi degli aeroporti e di passeggeri ridotti a moderni carovanieri vittime della conflittualità sociale italica, decidiamo di recarci al più presto a Malpensa. Giuntivi verso le 15, per fortuna senza risse sindacali e con l’AK-47 ancora intonso nel fodero, attendiamo l'ora della convocazione (20:25); ben presto ci rendiamo conto che altri vacanzieri hanno preferito non correre rischi e sono arrivati con largo anticipo (anche se senza l’AK-47, ma a noi piace la guerra preventiva!) Quarantacinque minuti prima della convocazione, la gentile hostess di Best Tours ci consegna i documenti e accompagna noi e il nutrito gruppo al check-in, dove ci viene riservata una fila, rivelatasi poi poco piú rapida di una coda all’INPS.

Il volo di Qatar Airways per Doha, puntualissimo, scorre velocemente perché, a sorpresa, ci hanno assegnato le larghissime uscite d'emergenza, sperando ovviamente che l’emergenza l’abbiano assegnata ai passeggeri d’un altro volo; cena e colazione sono abbondanti e gustose; il servizio, come sempre, è eccellente. L'aeromobile, un vecchio Airbus 300-600R in configurazione da 224 posti, verrà dismesso dalla linea Malpensa-Doha da agosto 2006 e quindi la prossima volta voleremo sui nuovissimi e spaziosi Airbus 330-200 e -300.

Dopo una pausa di tre ore, passate in fretta grazie alla nuovissima, spaziosa e luminosa ala del pur obsoleto aeroporto di Doha, saliamo su un altro Airbus 300-600R, questa volta in configurazione da 250 posti. Questi sono purtroppo molto stretti, a livello di Eurofly; ci accorgiamo che le file centrali sono equidistanti e, tutto sommato, passabili, mentre quelle laterali sono alternativamente più e meno strette (una sí, una no): a noi stavolta, andando a Male, è andata proprio male... Sola speranza: che al più presto cambino gli aeromobili anche su questa tratta; tuttavia, anche qui, servizio impeccabile e tempo che scorre rapidamente.

Man mano che si attraversa il Mare Arabico, l’atmosfera sotto di noi si fa, come sempre, biancastra e i particolari sulla superficie del mare scompaiono immersi in una nebbia lattiginosa. Quando comincia la discesa, si ha l'impressione che il tempo alle Maldive sia inclemente, o perlomeno ci si attende un cielo coperto; invece si tratta di una comune falsa impressione, dettata dalla notevole umidità stanziale sull'Oceano Indiano: non appena si scende di 4.000-5.000 metri, immergendosi nel bianchiccio, si scopre che il cielo è sereno e s'intravedono le prime lagune.

L'atterraggio avviene puntualmente alle 15.40, alle 15.50 i portelloni si aprono, alle 16 i controlli dei passaporti sono completati e i bagagli già arrancano sul lento tapis roulant; dieci minuti: proprio come a Malpensa! Mezz'ora dopo siamo all'idroporto, da dove entro un quarto d'ora partiamo per Moofushi. Alle 18.15, ora di Moofushi, siamo a destinazione, accolti in perfetto stile TuttoMaldive da Claudia&Dario, nonché da Enzo, Marta e Christian del diving, dai responsabili Salvatore ed Emanuela, dalla loro meravigliosa Beatrice di due anni e mezzo, e dal resto del personale. 
Abbiamo anche l'enorme piacere di rivedere Paolo, residente di Best Tours, che tanto aveva aiutato Pia e Bruno col problema del papà cinque anni prima.

Un viaggio magnifico. Dal punto di vista degli orari, efficiente ed efficace come quello operato sempre da Qatar Airways l'anno scorso per Madoogali. Allora sull'isola arrivammo alle 8, oggi verso le 18; risultato: non corriamo alcun rischio di perdere una buona mezza giornata (se va bene) come con gli assurdi e spesso inaffidabili orari dei charter italici: ci dovranno fornire dei validi e concreti motivi per volare ancora con Eurofly, Livingston e compagnie “belle”... 

L'ISOLA
Foto gallery Spiagge
Foto gallery Lagune

Curata e ricca di vegetazione, Moofushi è una piccola isola all’estremo ovest dell’atollo di Ari, praticamente a metà latitudine, proprio in mezzo a due delle principali pass e a soli 2 Km dal reef esterno. Essa conta 45 camere sull’isola e 17 palafitte; una camera (la numero 5) e due palafitte (61 e 62) sono di categoria superiore e includono il televisore con DVD, lo stereo e qualche servizio in piú, come la frutta fresca in camera: il minimo indispensabile per gli arresti domiciliari... La 5, piú ampia e con due finestroni verso nord ed est, ha una spiaggetta riservata delimitata da due muretti nerastri fra cui non vorremmo mai trovarci a fare il bagno, mentre la 62, anch’essa piú ampia, gode di due finestroni verso sud e verso ovest, e di una grande, stupenda terrazza che si estende sugli stessi lati; la 61 ci è parsa piú ampia della media, ma con una finestra sola verso sud. Alcune camere, come la 2, la 3, la 4 e ancor piú la 45 appaiono, in questo periodo, prive di spiaggia, ma una scaletta che conduce nella laguna le rende un po’ “overwater”, pur senza pagare il supplemento!

Le camere dalla 0 (zero!) alla 31 (la 13 non esiste e continuiamo a chiederci perché bisogna subire certe superstizioni in pieno 2006!) partono dal bar e conducono in senso antiorario al pontile delle palafitte; quelle dalla 32 alla 45 continuano dalle palafitte in senso antiorario e riportano, attraverso il ristorante, al bar, ovviamente dall’altra parte, tanto per non dar ragione a Maurits Cornelis Escher.

Vi sono tre pontili: quello delle palafitte, rivolto ad ovest, quello occidentale (verso le camere 20) che viene attivato durante il periodo piú secco, e quello orientale, fra il bar e la reception. Questo stesso pontile conduce nella “piazzetta di Moofushi”; immaginando di arrivare dal mare, a sinistra c’è il bar che conduce al ristorante, a destra la reception col punto internet, piú avanti a destra l’amministrazione, l’infermeria e una sala utilizzata dal diving per i video. Di fronte da destra a sinistra: il salone del diving, appena ristrutturato e modernissimo, l’ufficio del diving e la boutique.

A proposito dell’infermeria, il medico dell’isola ci ha illustrato il suo lavoro certosino di ripristino della struttura subito dopo lo tsunami del 2004: proprio lui infatti aveva accettato l’ingrato compito che altri professionisti avevano prontamente declinato. Oggi l’ambulatorio è ricco di strumenti d’ogni tipo, compreso un defibrillatore e un elettrocardiografo, nonché di una miriade di medicinali catalogati e pronti all’uso.

Entrando nel bar si passa al ristorante principale e, uscendo da quest’ultimo, si giunge al ristorante privato (a pagamento, pochi tavoli in una bella terrazza sulla laguna), alla sala TV (apprezzabilissima alle Maldive, dove non c’è nulla d’interessante da vedere!) e quindi al centro benessere “Frangipani”, dove simpatiche e gentili massaggiatrici indonesiane deliziano i clienti (come ricorda Paolo di Best Tours ad ogni nuovo arrivato: “Non si tratta di massaggi tailandesi.”)

Sul retro dell’isola, al pontile delle palafitte si accede in corrispondenza del bar della spiaggia, del punto di noleggio di canoe, pinne e maschere (gestito dal mitico Moadi, guru dell’origami con foglie di palma) e della palestra, attrezzata con quei vari strumenti del mestiere che a noi ricordano tanto certe Vergini di Norimberga…

Durante la nostra presenza, appaiono tre spiagge principali: una di sabbia fine di fronte al bar della spiaggia, una sempre di sabbia fine di fronte al bar e alla reception, e una piuttosto estesa ma con sabbia piú grossolana (di formazione piú recente) tra le palafitte e il pontile occidentale; essa inoltre prosegue in parallelo agli overwater per immergersi quasi di fronte all’ultimo e riaffiorare un paio di volte ben piú al largo: si tratta di una vera e propria lingua di sabbia lunga 3-400 metri, facilmente transitabile durante le basse maree, sconsigliata durante le alte per il solito rischio di ritrovarsi in breve a Mogadiscio, date le insolite correnti marine.

Ciò che piú colpisce dell’isola sono tuttavia i colori straordinari del mare intorno ad essa.
Poiché il livello scende lentamente e in molte zone vi sono meno coralli, a Moofushi ogni tonalità di turchese conduce dal blu-verde scuro tipico dell’interno dell’atollo, al biondo-beige quasi bianco della sabbia. 
I colori intermedi sono tali che si resta spesso a contemplarli affascinati. Il punto che preferiamo si trova davanti al pontile orientale perché qui il turchese chiaro diventa rapidamente di uno scuro tanto intenso dal chiedersi se non vi sia un faro sott’acqua che conferisce una saturazione irreale ai colori. 
Anche osservando dal pontile delle palafitte verso ovest a mezzogiorno si scorgono strisce di un colore che si potrebbe definire “turchese fosforescente”. Ecco appunto, i turchesi di Moofushi non sono turchesi qualsiasi: sono turchesi fosforescenti!

Terminiamo la descrizione con un particolare curioso: l’isola pullula di quelli che erroneamente vengono definiti corvi, ma che in realtà sono cornacchie rissose, ladre e chiacchierone. Fin dal primo giorno, Paolo raccomanda di non dar da mangiare ai neri volatili e loro si vendicano rubacchiando tutto ciò che luccica. Durante la nostra permanenza abbiamo assistito a gente che correva dietro ai propri occhiali o alle sigarette (il che dimostra che anche gli uccelli sono miopi e si concedono i loro vizi) o bestiacce che cercavano di strappare fermacapelli direttamente dalla chioma di ignare signore intente alla pratica tintarellistica… Scene decisamente piú comiche che cruente, ma la sfrontatezza e lo spirito di vendetta di questi animali è sorprendente: sconsigliamo quindi il piercing in luoghi intimi, a meno che non amiate dedicarvi al sesso sadomaso.

LE CAMERE
Foto gallery Beach bungalow
Foto gallery Over water
Foto gallery Over water Sup.

Moofushi è stata recentemente rimodernata, in previsione dell'estensione di assegnazione dell'isola da parte del governo maldiviano, che poi è stata regolarmente concessa. All'ingresso delle palafitte, vi è un utile spazio dedicato a pinne, maschera e boccaglio di ritorno dal… lavoro; un appunto: lo scarico del condizionatore, che manca del tutto, sgocciola proprio sull'attrezzatura: basterebbe aggiungere un tubetto che drena l'acqua direttamente in mare. Le camere sono spaziose, a pianta perfettamente quadrata con bagno standard ampio (senza bidet) ventilatore (molto rumoroso quanto inutile) in centro e aria condizionata efficace e silenziosa, con telecomando.

Come da richiesta, ci hanno gentilmente assegnato la palafitta numero 55, nella parte più esterna della fila degli overwater, cosí come a Pia è stato concesso il richiesto bungalow numero 34 (con aria condizionata più vecchia, tollerabilmente rumorosa e con telecomando a filo), vicino alle palafitte e di fronte alla grande spiaggia che dà a sudest; entrambe le sistemazioni sono decisamente felici, specie ora che il vento tira da ovest; i bungalow in questa posizione dovrebbero tuttavia soffrire di carenza di ventilazione naturale durante il periodo secco (novembre-maggio), così come oggi avviene con quelli rivolti verso nordest.

L'arredamento è semplice ma di buon livello, specie nelle palafitte e nella camera numero 5; sopra la testata del letto campeggia un batik enorme e di buon gusto, mentre, di fronte, un grande specchio conferisce luce e spaziosità alla stanza. Un finestrone largo come quasi tutta la parete si apre a scorrimento sulla veranda da cui, nelle palafitte, una scaletta conduce nella sottostante laguna; nel bungalow, invece, la stessa veranda dà direttamente sulla spiaggia, in piena vista mare.

Il legno, pesante, scuro, lucido, chiaramente artigianale e di bell'aspetto, domina l'arredamento delle palafitte, costituito da parquet, una scrivania, due comodini, un mobile a mensole e un armadio aperto con i due unici cassettoni e un difettuccio fastidioso: non si possono appendere abiti lunghi senza piegarli; sarebbe bastato interrompere l'unica mensola mezzo metro prima, per creare uno spazio sufficiente per almeno alcuni di questi vestiti. Nelle camere standard, domina il bambú, ma l’arredamento è il medesimo con poche ininfluenti modifiche: l’aspetto è leggermente piú modesto, ma il livello rimane discreto.

Nelle camere è presente una cassaforte a combinazione elettronica, sufficiente per le piccole cose d'ogni giorno, ma non per un computer portatile, di cui, fra l'altro, alle Maldive si potrebbe (e soprattutto si dovrebbe) fare benissimo a meno. Sebbene a Moofushi non esistano problemi di sicurezza, stupisce che la cassaforte non sia ancorata ad alcunché: non si può aprire, ma si potrebbe un giorno scovare una Banda Bassotti che gira furtivamente per l'isola con un sacco di casseforti in spalla... Fissarla con quattro vitone a un mobile non costerebbe nulla e conferirebbe un'idea d'ulteriore sicurezza. Terminano la dotazione un cestino e ombrello formato famiglia, utile specialmente nel periodo umido, quando gli acquazzoni sono in perenne agguato e talune signore si concentrano sul mantenimento dell'acconciatura che l'inesorabile vento monsonico non tarda molto a scombinare...

Nel bagno, con pavimento di piastrelle abbastanza scivolose (occhio ai femori delle ospiti non più giovanissime: Pia vagava quasi carponi per prevenire sciagure) e mobile dello stesso legno delle camere sull’acqua, c'è proprio spazio per tutto. La doccia è semplice e mobile, il getto appare sovente un po' striminzito, e l’acqua scarica direttamente in terra senza alcuna protezione; tuttavia, la ben studiata pendenza del pavimento drena l'acqua verso l'angolo di fronte alla doccia, evitando uno sgradevole effetto irrigazione... L'acqua calda non manca mai e si nota volentieri l'ottima qualità della rubinetteria e dell'illuminazione. Sempre nel bagno è presente un'asta di legno appena sufficiente per stendere roba ad asciugare e spesso bisogna attrezzarsi diversamente, magari utilizzando una delle sdraio della veranda. Appunto in veranda vi sono due sdraio di legno, un tavolino e, nelle palafitte, un'amaca che noi avremmo preferibilmente fissato fra il palo e l'angolo interno della veranda: nella sistemazione attuale, infatti, il comodo attrezzo è decisamente troppo inarcato.

Mentre il solito vialetto perimetrale retrostante conduce a tutti i bungalow di Moofushi, alle palafitte si giunge con un pontile che potrebbe apparentemente risultare pericoloso, data l'altezza notevole sulla laguna e il contemporaneo livello ridotto di quest'ultima durante la bassa marea (oltre due metri). Il pontile è di tek, il che garantisce temperature tollerabili per i piedini durante tutta la giornata; in ogni caso, alcune bacinelle piene d'acqua e con tre raffinati fiori d'ibisco ciascuna sono disposte regolarmente lungo tutto il percorso: ci si può lavare i piedi dalla sabbia o raffreddare quelli degli ospiti più sensibili; decisamente sconsigliato dissetarcisi, se non altro perché è salata...


LA CUCINA E IL RISTORANTE
E’ il fiore all’occhiello di Moofushi. La cucina è varia e decisamente di buona qualità; si trova di tutto, dagli strepitosi antipasti a base di pesce crudo alla pasta, al riso, al pesce, al pollo per chi preferisce la carne; decine di tipi diverse d’insalata; lo storico pesce alla griglia che con un po’ di olio extravergine d’oliva raggiunge facilmente il livello di raffinata semplicità dei nostri piatti mediterranei; i dolci vari, saporiti e freschissimi; la frutta (banane, ananas e papaia sempre presenti). L’acqua non gassata in bottiglia è compresa nel servizio a volontà.

Lo chef Renato “René” è una persona semplice, simpatica e disponibile, oltre a rappresentare degnamente attacco e difesa a beach volley (non so quanto l’apprezzamento valga, pronunciato da due schiappe)! Indubbiamente è anche professionale e molto bravo perché Moofushi rimane da sempre una delle destinazioni d’obbligo per chi proprio non riesce a rinunciare alla buona cucina italiana.

I tavoli sono assegnati di regola a ogni coppia; chi vuol stare col gruppo di amici può segnalarlo al capocameriere e già dalla cena successiva si vedrà accontentato. Le sedie sono troppo basse rispetto al tavolo e un cuscino per alzare la seduta non sarebbe per nulla una cattiva idea.

Le due cene di cui abbiamo goduto nel ristorante Bouganville, quello “privato”, sono risultate eccellenti e il servizio decisamente da ristorante di gran lusso; il prezzo è corretto, senza esagerazioni di sorta (neanche in basso, purtroppo!) Il cameriere maldiviano Alí, da sempre a Moofushi e di grandissima esperienza, ha confermato il livello impeccabile del servizio.

Unico neo, a detta di Pia già segnalato in altre occasioni, ma mai corretto, l’ora decisamente tarda della cena nei due ristoranti: le 20:45. Non desideriamo investigare sui motivi che hanno condotto la direzione a operare tale scelta, ma ci limitiamo ad illustrarne i risultati: la cena finisce non prima delle 22, lo spettacolo inizia alle 22:30 e, dato il passo lento dell’animazione, si termina verso l’una. Un po’ tardi per chi in vacanza non vuole perdersi le attività dell’isola e allo stesso tempo deve riposare dopo undici mesi di duro lavoro. Noi insistiamo nel proporre le 20, con lo spettacolo alle 21:30; speriamo che un giorno ci ascoltino. 

LA BARRIERA CORALLINA E IL PESCE
Foto gallery Sub&Snorkelling Moofushi

Punto dolente di Moofushi, la barriera ha chiaramente subito la mazzata del Niño nel 1998, cosí com’è avvenuto quasi dappertutto. Essa annovera tre luoghi principali dove praticare lo snorkeling: la barriera davanti agli overwater, quella davanti al pontile orientale e quella davanti al pontile occidentale dell’isola. Purtroppo le condizioni della lunga barriera che dalla pass oceanica conduce di fronte alle palafitte e, dopo una virata a sinistra di 90 gradi, al pontile orientale, sono molto tristi. Addirittura essa è quasi completamente spoglia davanti agli overwater (10% circa di copertura media di materiale apparentemente vivo sul totale del suolo); piú verso il pontile del ristorante, essa appare in ripresa, ma molto lentamente, considerando che la copertura comunque raramente supera il 20%. Discorso diverso invece per quel che riguarda la barriera occidentale, quella che si trova nel tratto di mare fra le palafitte e il pontile occidentale: la barriera è in buona ripresa e la copertura media intorno al 40%. Su un fondo di sabbia e depositi di corallo morto, si osservano diverse piccole madrepore colorate in crescita, alcune delle quali già di dimensioni interessanti (50 cm di diametro); in un solo punto, piú al largo e verso le palafitte, si gode per qualche metro quadrato di spettacoli degni dei decenni passati.

A detta di Pia, che frequentava Moofushi prima del Niño, si è verificata una vera e propria catastrofe ambientale, considerandola dal punto di vista di noi piccoli umani ignoranti e amanti dei colori e dei “coralloni grossi e tantobbelli” tout court. In realtà si tratta molto probabilmente di un ciclo naturale attraverso il quale si forma nuovo materiale per le prossime isole, intorno alle quali crescerà altra barriera. Inoltre restiamo dubbiosi che el Niño costituisca l’unica causa dell’infausto evento: nel caso di Moofushi crediamo che ciò dipenda anche dalla vicinanza ed estensione della laguna occidentale, e da un probabile cambio delle correnti intorno all’isola, che appaiono trascinare spesso acqua molto calda e torbida dalla laguna sulla barriera davanti alle palafitte. Bruno ha personalmente osservato temperature superficiali dell’acqua piú elevate in prossimità della barriera (fino a 31 gradi); ciò unito alla scarsa tolleranza dei coralli per la polvere corallina in sospensione (eccessiva e osservabile in ogni occasione), che rende l’acqua torbida e si deposita su di essi “soffocandoli”, potrebbe chiudere il quadro della situazione e decretare la fine definitiva della barriera davanti agli overwater. Allo stesso tempo però, in altri punti l’acqua è probabilmente piú limpida e fresca di una volta, e si sta infatti formando nuovo corallo abbastanza rapidamente dove nel passato gli snorkelisti forse non trovavano nulla d’interessante. E’ da aggiungere che el Niño sembra essersi accanito proprio sulle barriere delle isole dalle lagune ampie; in casi come Madoogali, Kandholhudhoo e Bathala, dove la laguna è scarsa o inesistente, probabilmente il mare non ha raggiunto temperature tanto elevate da condannare il corallo che anzi oggi risulta rigoglioso come se el Niño fosse soltanto un discolo iberico.

Il noto fenomeno del Pacifico quindi costituirebbe il piú concreto controesempio per vanificare la tesi sulla progressiva scomparsa delle Maldive: il livello del mare si alza? I polipi si danno da fare come matti per innalzare la barriera; poi arriva el Niño, distrugge il faticoso lavoro dei simpatici animaletti e, cosí facendo, produce ulteriore materiale da costruzione per le isole e per innalzare le barriere stesse, per consolidarne l’altezza insomma; infatti i bracci delle madrepore morte si spezzano, finendo per depositarsi alla base della barriera e, nel tempo, si cementano alzandone il livello medio. Solo il tempo comunque decreterà chi ha ragione e attendiamo fiduciosi i prossimi cent’anni di vacanze alle Maldive per verificare la correttezza delle nostre teorie!

Ed ora veniamo alla meraviglia: non abbiamo mai visto tanti pesci in vita nostra, come a Moofushi. 
La felice situazione dell’isola, fra due pass importanti e a 2 Km dal reef dell’atollo di Ari, rende la zona una fra le piú trafficate da ogni tipo di animale marino: dal pelagico enorme al pesce infinitesimale di barriera, Moofushi è ricchissima di tutto; tutto, ma proprio tutto ciò che si può immaginare di vedere alle Maldive, è presente a Moofushi in quantità esorbitante. 
Squali, anche rari come il balena, mante, aquile di mare, tartarughe: ogni fantasia ittica sarà soddisfatta da un incontro entusiasmante! 
Da aggiungere che la situazione meno esaltante dei coralli, nulla toglie a chi sa osservare da vicino; l’apparenza non deve infatti ingannare: se la macrofauna corallina non è proprio esaltante, basta una lente puntata sul corallo apparentemente morto per rendersi conto che il mare moofushiano è ricchissimo di piccoli esseri da osservare e fotografare; in questo campo, Niño o non Niño, chi sa guardare sarà soddisfatto fino in fondo, cosí come avviene un po’ dappertutto alle Maldive.

I FANTOMATICI MURETTI
Foto gallery Muretti

“Eh, ma Moofushi ha i muretti!” E’ questa forse l’obiezione tipica di chi valuta una vacanza nell’isola di Best Tours. Diciamo pure che se non ci fossero, sarebbe meglio; tuttavia, come in ogni situazione dipendente da una scelta, è necessario valutare pro e contro.

Osservare le foto chiarisce tutto, ma per spiegarsi si tratta di barriere artificiali costituite da blocchi di corallo tenuti insieme da una rete metallica e disposte in file interrotte un po’ come la linea di mezzeria di una strada; durante le alte maree si percepiscono appena, ma quando l’acqua si ritira esse appaiono in buona parte della loro estensione verticale; il colore non aiuta, essendo nere: il corallo morto, sotto l’effetto continuato dell’aria e della pioggia, assume proprio l’infausta tonalità; oltretutto sott’acqua la barriera e la rete diventano il ricettacolo d’ogni tipo di alga, cosa che, maschera al viso, fa tanto porto di Savona, colore della sabbia a parte. 
Vi sono due serie principali di muretti: una attraversa perpendicolarmente il pontile orientale da nord a sud e aiuta a preservare la spiaggia del beach volley e del bar, l’altra è quasi parallela alla barriera delle palafitte, quindi va da est a ovest, e protegge la bella spiaggia del beach bar e delle canoe. Infine, nella parte dell’isola rivolta a nordovest, cinque barriere si dipartono dalla spiaggia per pochi metri e preservano questo tratto dell’isola.

La direzione ha ritenuto opportuno costruirli; in effetti, essendo Moofushi situata a soli 2 Km dall’Oceano e fra due delle pass soggette alle correnti piú intense nell’atollo di Ari, la spiaggia sarebbe migrata eccessivamente secondo la stagione, al punto che il ristorante e molte abitazioni si sarebbero trovate letteralmente in acqua. 
E’ quindi una scelta d’impresa discutibile ma ragionevole.

Purtroppo però ci sarebbe qualcosa da dire sullo stato di manutenzione che, almeno durante la nostra permanenza, non appare certo ottimale. 
Alcune barriere, specie vicino alle palafitte, risultano completamente disgregate a causa dell’azione del mare che durante la stagione umida sollecita proprio quell’area: le reti hanno ceduto e il materiale si è sparso nelle vicinanze; abbiamo fatto notare che alcuni pezzi di rete arrugginita aleggiavano nella laguna del beach bar: il personale si è immediatamente e lodevolmente prodigato per rimuoverli; tuttavia le molte reti arrugginite smembrate e protese verso il cielo non offrono certo uno spettacolo edificante in questa zona dell’isola.

La situazione presso il pontile del ristorante non è migliore: qui la spiaggia ha letteralmente sepolto un paio di barriere e alcuni, troppi residui di rete arrugginita affiorano dalla sabbia proprio sulla battigia; il rischio di ferirsi è reale e riteniamo che la direzione avrebbe potuto fare di piú per rimuovere il fastidio, come far scavare in quel punto e tranciare i pezzi di rete inutili, o almeno eliminare gli spuntoni metallici. 
Parlando con Emanuela, abbiamo saputo che sistemare le barriere non è cosí semplice: un’azienda specializzata deve intervenire e ciò può avvenire solo quando le camere per ospitare il personale sono disponibili. Indubbiamente tutto ciò ha un costo notevole e la direzione avrà certamente scelto il giusto equilibrio fra contenimento di costi e necessità di manutenzione; tuttavia resta il risultato finale che non riteniamo adeguato al livello qualitativo di tutto, ma proprio tutto il resto, a Moofushi.

IL CLIMA
Quest’anno il clima si è rivelato particolarmente propizio: solo un giorno di brutto tempo con nuvole per una metà della giornata e pioggia per l’altra; dopodiché l’acqua si è ripresentata solo di notte o ha oscurato il sole per brevissimi minuti. In totale, su 21 giorni di permanenza, ne abbiamo contati uno brutto, sette decenti (velature intense ma con sole) e tredici belli (solo qualche nuvoletta bassa e/o velatura alta). 
Un consiglio: nessun prenda come riferimento la nostra vacanza perché in luglio non è sempre cosí, sebbene Pia insista nel dire che nei precedenti quattro viaggi a Moofushi in luglio, il clima non è stato diverso.

In ogni caso abbiamo aperto una nuova sezione del sito di TuttoMaldive, dedicata al meteo; chi fosse interessato ai dettagli del clima maldiviano può visitarla all’indirizzo http://www.tuttomaldive.it/meteo_maldive.htm.

L'ANIMAZIONE
Terzo ed ultimo punto dolente, dopo barriera e muretti. Simone è certamente una delle persone piú cortesi e buone d’animo che abbiamo conosciuto e noi qui intendiamo soltanto valutare le serate che ci ha offerto, dedicandosi egli anche ad altre attività che però non abbiamo seguito (a parte il beach volley che, nel nostro piccolo e con gl’immancabili limiti tecnici, abbiamo anche praticato regolarmente). Il passo dell’animazione serale ci è parso eccessivamente lento e spesso noioso: i giochi organizzati sarebbero dovuti durare molto meno, riducendo le interminabili pause e pianificando meglio il lavoro. Un esempio per tutti: nelle serate musicali, in cui, a squadre, bisognava indovinare i titoli delle canzoni, la pausa fra una canzone e l’altra ci è parsa decisamente eccessiva; Simone svelava i titoli con attese snervanti, inutili, alla Amadeus insomma. Il risultato è che, complice anche l’orario della cena tendenzialmente ispanico (20:45), i giochi finivano spesso intorno all’una di notte. Troppo tardi per chi vuol seguire l’animazione, ma non desidera allo stesso tempo perdersi l’immersione del mattino.

Il colpo di grazia poi l’ha dato, secondo noi, il “dottore”. Trattasi del medico dell’isola (chirurgo, come teneva a sottolineare), giunto durante la nostra seconda settimana; al di là dell’aspetto professionale, che abbiamo già trattato, era un personaggio, secondo noi, senza sfumature: o lo si amava o non lo si reggeva. Noi non lo sopportavamo, fors’anche per il modo talora volgare di esprimersi: magari, dette con un tono diverso, o davanti a un pubblico piú ruspante, sarebbero risultate battute divertentissime, le sue.

Le ripetute citazioni sulla famiglia di gran dottori cui apparteneva ci hanno dato un’immagine autoreferenziale e autocelebrativa; gli interminabili monologhi sulla cultura meridionale che, a suo dire, avrebbe illuminato il nord quando questo era ancora una buia landa nebbiosa popolata da barbari ci sono apparsi offensivi nei confronti dei settentrionali; il suo reiterato sarcasmo (è un eufemismo) sulle donne e in particolare sulla moglie, di cui si dilettava a interpretare le tipiche malizie femminili come sonore fregature, non sono risultati per nulla graditi ai maschietti, figurarsi alle femminucce della nostra combriccola. 

Bene, qualcuno ha voluto che una delle ultime sere lo spettacolo fosse incentrato sui suoi racconti (l’hanno chiamato pomposamente “One man show” [sic] perché l’italiano ormai non lo sa scrivere piú nessuno correttamente e sbagliare in inglese fa piú figo); cosí Simone ha piazzato sotto i riflettori una poltrona coperta da un enorme quanto presago telo nero, ha fatto accomodare l’ospite sotto la proiezione di una significativa diapositiva raffigurante la Puglia, e l’ha invitato a raccontare coram populo quegli aneddoti che fino ad allora aveva avuto il pudore di confinare all’intimità di una tavolata. 

Probabilmente a quel qualcuno cui tanto stava a cuore il “dottore”, essi piacevano; dubito che fossero graditi alla maggioranza, visto che la sala si è svuotata dopo mezz’ora di monologhi su: quanto sono importanti storicamente e culturalmente Barletta, la Puglia e il sud, a dispetto dei barbari nordici; che disgrazia è stata conoscere sua moglie; anziane pazienti di campagna che non avevano gradito le visite del dottore nelle parti intime (con tanto di descrizione nei minimi dettagli e adeguata terminologia). A questo punto, fra mancate escrezioni e penetrazioni di successo, lo spettacolo è continuato, ma noi abbiamo una volta tanto seguito il gregge e siamo transumati verso la camera piú perplessi che mai.

Lo stesso personaggio ha voluto porre la firma alla sua significativa presenza a Moofushi durante il commiato; ritto sulla prua del dhoni, si è profuso in un sonoro quanto sgrammaticato “Allah akbar!” *, che non sapremo mai come sia stato interpretato dai maldiviani della barca, notoriamente musulmani e poco inclini al fondamentalismo, ma che se non altro ha rievocato l’origine approssimativamente araba di una certa parte della cultura meridionale.

Concludendo l’epopea del “dottore”, riteniamo opportuno sottolineare un concetto: l’importante, in questi casi, non è l’errore in sé, ma che esso non si ripresenti; e qui ci appelliamo al buon senso di Simone e, soprattutto, Emanuela e Salvatore.

Vogliamo infine chiudere anche questo capitolo con un bel ricordo, segnaliamo lo spettacolo che i trigoni, gli squaletti e persino qualche murena hanno offerto agli ospiti; già, perché Moofushi annovera anche un’animazione ittica di tutto rispetto, che noi abbiamo gradito di gran lunga piú di quella umana! Ogni sera, dopo la cena, un cameriere porta nella spiaggia di fronte al bar un vassoio pieno di tranci di pesce fresco e li “serve” alla fauna sopradescritta. I trigoni, animali preistorici intelligenti, innocui, morbidissimi e profondamente socievoli vengono a risucchiare il pasto anche dalle mani dei clienti, i quali si divertono un mondo a osservare la simpatia e, oserei dire, persino lo humour delle bestie rotonde con l’antenna…

Queste si esibiscono in gran sbattimenti d’ali (non me la sento di definirle pinne quelle sezioni di cerchio!) per manifestare probabilmente gioia e gratitudine; se un cliente si trova con i piedi in acqua e si dimentica di loro, un membro del banco lo “carica” dandogli una sonora testata, o meglio, visto che sono perfettamente circolari, “discata” alle caviglie (sono morbidissimi, non c’è pericolo nemmeno per i bimbi!) Piú al largo, la ronda degli squaletti attende che qualche buon cuore lanci loro un pezzetto; quando ciò avviene, ci si rende conto subito che, sí, sono piccini, sí, fanno tenerezza, sí, sono innocui, ma restano squali: balzano sull’obiettivo come siluri e addio al trancio! A riva gironzolano anche alcune murene chiare che incutono piú tenerezza che timore: non si lasciano avvicinare, ma non disdegnano neanche loro la partecipazione alla cena.

Qualcuno polemizza con queste pratiche, sostenendo che gli animali selvatici devono cercarsi cibo da sé e queste abitudini li disincentivano alla caccia. Noi non condividiamo questa visione un po’ esagerata; il fatto che essi si ritrovino alla stessa ora nello stesso posto, significa che sono dotati di una certa intelligenza, come piú o meno qualunque bestia: si troverebbero altrettanto regolarmente in altri luoghi, se lí si presentasse regolarmente qualche preda che interessa loro, cosí come fanno gli squali nei cosiddetti shark point. 
Ora, se i trigoni non trovassero piú il turista moofushiano che porge loro il trancio del rancio, dopo poco tempo essi migrerebbero verso altri lidi; e del resto è difficile pensare che a bestie di quelle dimensioni e in quel numero (giungono anche in 8-12 trigoni e 15-20 squaletti per volta) sia sufficiente un vassoietto di pesce al dí: probabilmente nelle altre ore della notte (perché sono cacciatori notturni) si recano dove madre natura porge loro l’occasione. E comunque chi ha detto che noi non facciamo parte di madre natura?!?

* “Allahu Akbar” significa “Dio è grande” in arabo; questa formula religiosa, detta takbîr e pronunciata dai musulmani in varie occasioni, è diventata tristemente nota prima in Israele e poi in tutto l’Occidente perché i terroristi suicidi, prima di farsi esplodere, la gridano per sottolineare, nel loro delirio ideologico, che il gesto sarebbe compiuto nel nome di Dio.

LE IMMERSIONI E LO SNORKELING GUIDATO
Foto gallery Escursioni

Vero fiore all’occhiello di Moofushi è il diving, da poco condotto dai mitici Enzo Spina, Marta, e Christian (l’anno scorso li avevamo conosciuti a Madoogali), con la collaborazione di Alessia (sorella di Christian), Federica (la figlia di Sery del forum) e Max di Brescia, particolarmente simpatico e bravo. 
Gabriela ha conseguito durante il soggiorno il brevetto di Rescue Diver, nonché l’EFR (Emergency First Response).

Considerato il prezzo (45$ a immersione, 40$ oltre la nona), il livello del servizio è eccellente, al punto che non è nemmeno necessario montare l’attrezzatura ($25 per il noleggio completo, a cui aggiungere $8 per il computer, $10 per la torcia e $30 per la macchina fotografica subacquea) e l’unica fatica da compiere è salire sulla barca e indossare la muta… Oltretutto a noi toccava lo sconto di TuttoMaldive e devo dire che siamo stati trattati in modo addirittura commovente.

La scelta dei luoghi fa onore alla competenza di Enzo, Marta e Christian: le migliori kandu e thila sono risultate costantemente in programma ogni giorno. Anche gli accompagnatori Alessia, Federica e Max sono apparsi di ottimo livello perché seguivano con cura i propri pupilli e si prodigavano in indicazioni dettagliate su ogni piccola creatura da osservare.

Per quel che riguarda lo snorkeling guidato, siamo stati due volte a Kandholhudhoo, dove abbiamo ripetuto l’esperienza dell’anno prima da Madoogali: decisamente il piú bel house reef che abbiamo mai visto alle Maldive, essendo ricchissimo di pesce e soprattutto di corallo d’ogni tipo che raggiunge e supera la copertura del 100% (i coralli sono letteralmente sovrapposti e in ottima salute). 

La seconda settimana siamo stati anche a Heenfaru, un’isola semideserta attrezzata per i picnic e mantenuta da tre singalesi molto simpatici che ci hanno accuratamente illustrato come sopravvivono in un’isola tanto piccola e priva dei servizi essenziali. Anche qui il reef è risultato interessante (copertura 60%). Eccellente in tutt’e tre le uscite il servizio del diving.

GLI OSPITI
Inutile descrivere il gruppo TuttoMaldive perché siamo ovviamente “i piú splendidi di tutti”!!! Stavolta abbiamo “conquistato” piú amici che in altre vacanze e, fra questi, ve ne sono alcuni che continueremo a frequentare anche in futuro: a parte l’amicizia ormai consolidata con Claudia&Dario e le bimbe Anna e Chiara, ricordiamo volentieri Gianluca (JJ l’egizio) ed Elena (Eowyn), Salvatore e Valentina, nonché gli indimenticabili Marcello (Mr King) e Roberta con cui condividiamo opinioni e valori, al punto di averli candidati a futuri “amici di una vita”.

Limitandoci ad osservare gli “altri”, in generale siamo stati bene con tutti, essendo gli ospiti persone “normali”: simpatiche, educate e cordiali; le eccezioni, pur presenti, sono risultate nella norma. 
I VIP e i superuomini a Moofushi restano insomma un ricordo di Bruno, risalente al lontano aprile del 2000.

CONFRONTO CON ALTRI RESORT
Kihaad (febbraio 2005): le due isole non possono essere confrontate, cosí come i prezzi. Kihaad è piú per gente che cerca il lusso e il villaggio, Moofushi per chi ama le Maldive semplici, pur senza rinunciare alle comodità, e detesta le organizzazioni turistiche. 
Tanto per dirne una, a Kihaad c'è la TV in camera, a Moofushi no (eccetto nelle tre camere “di lusso”). A Kihaad ci va chi cerca animazione, a Moofushi chi apprezza la tranquillità. I colori intorno all’isola sono simili nelle due isole: veramente incredibili. A Kihaad, acqua, birra e vino ai pasti sono compresi a volontà, e ciò si paga sonoramente; a Moofushi d’incluso c’è solo l’acqua non gassata ai pasti: tuttavia noi, fra bevande e boutique abbiamo speso, in due, 500 dollari in tre settimane e quindi riteniamo di aver risparmiato un sacco di soldi... Ultimo punto: preferiamo di gran lunga la clientela di Moofushi, essendo piú consona ai nostri criteri educativi che qualcuno già citato avrebbe definito, è come se me lo sentissi bofonchiare nelle orecchie, “da barbaro nord”. A Moofushi torneremo, a Kihaad, grazie, no.

Madoogali (luglio 2005): molto piú simile come tipologia di villaggio. A Madoogali la vegetazione dell’isola è molto piú lussureggiante e la fauna terrestre offre uno spettacolo straordinario che solo la “cena dei Trigoni” di Moofushi riesce ad eguagliare; forse i colori di Moofushi intorno all'isola sono un po' piú ricchi e c’è piú pesce, ma la barriera di Madoogali è imparagonabile quanto a ricchezza, salute e colori dei coralli; Madoogali inoltre è priva di muretti; ciò significa che le spiagge sono soggette ai naturali restringimenti stagionali (ma se la spiaggia si ritrae da una parte, si allunga dall’altra) e l’ambiente appare piú naturale, non rischiando quindi d’incontrare sgradevoli frammenti di barriere o reti arrugginite cosparse di alghe. Moofushi ha le palafitte, francamente anche belle (piú belle delle camere standard), in ottima posizione e neanche care; chi però le odia preferirà Madoogali, dove le camere sono piú o meno dello stesso livello di quelle standard a Moofushi; inoltre, per periodi superiori alle due settimane, Madoogali certamente conviene perché a Moofushi si paga un supplemento. A Madoogali ci siamo divertiti molto di piú con la pur leggera animazione, ma la gentilezza del personale di Moofushi è stata quasi commovente. Forse il punto piú a favore di Moofushi è la cucina, decisamente la migliore che abbiamo provato alle Maldive; resta da vedere quanto questo punto costituisca un elemento di scelta per chi, come noi, ama la sostanza. Cosí come per Madoogali, e contrariamente a Kihaad, a Moofushi ci ritorneremo.

UN RINGRAZIAMENTO DOVUTO
Ciò che Bruno non può dimenticare di Moofushi, è l'assistenza prestata a suo padre (i suoi ci sono stati 6 volte, ogni volta per un mese) nel luglio 2001: purtroppo lí hanno scoperto la malattia che l'ha portato alla morte in pochi mesi; lo staff di Moofushi ha fatto molto piú di quanto ci si aspettasse perché fosse immediatamente ricoverato nelle migliori condizioni a Male (ospedale efficientissimo, medici indiani: molto meglio dei nostri; la diagnosi è stata immediata e, purtroppo, accurata), per offrire un’opportuna assistenza logistica e psicologica a sua madre e per far ritornare i genitori nelle migliori condizioni possibili in Italia; per questo sentiamo il dovere di rinnovare il nostro ringraziamento a Paolo di Best Tours, Emanuela, Salvatore, e a molti altri (staff e ospiti) che avevano profuso tanto sforzo per aiutarli.




CONCLUSIONE
E’ stata una bella vacanza: a Moofushi ci siamo trovati bene con l’isola e i suoi ospiti. Ci restano nel cuore i colori strepitosi intorno all’isola, la gentilezza del personale, la simpatia e la professionalità di Enzo, Marta e Christian del diving e la teatralità serale di trigoni e compagnia bella. Restiamo convinti che le Maldive sono la scelta migliore per chi ama il mare e quindi siamo lieti di aver confermato Moofushi fra le destinazioni che ci permetteranno di godere ancora della meraviglia degli atolli dell’Oceano Indiano.

Gabriela & Bruno

Gabriela è
utente forum Salomée
Bruno è utente forum Gavriela uNachum , detto Ghevèn


3-26 luglio 2006 di Gabriela & Bruno (Salomée & Ghevèn)

luglio 2006 by Gabriela & Bruno (utenti forum:  Salomée & Ghevèn)
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