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Aprile 2000 by Mara
Dopo lunghe ricerche in Internet e svariate richieste di
preventivi, abbiamo deciso la destinazione per il nostro primo viaggio
alle Maldive: ASDU, piccola isoletta nell’atollo di Male Nord.
La mattina della partenza, ovviamente emozionati, arriviamo con le
richieste 2 ore di anticipo (siamo gente ligia alle regole)
all’aeroporto di Malpensa, ritiriamo i documenti di viaggio, ci mettiamo
in file per fare il check in e... arrivati allo sportello scopriamo che
sul nostro aereo non c’è più posto!!! Panico!!!! Fortunatamente,
arriva un signore molto gentile che ci tranquillizza e ci assicura la
partenza con un’altra compagnia aerea. Risultato: invece di fare scalo a
Colombo, dove avremmo dovuto attendere il collegamento con Male per 10 (e
ripeto 10) ore, ci imbarchiamo su un aereo della compagnia Emirates, che
fa scalo a Dubai; attesa di 3 ore e ripartiamo per Male dove atterriamo
alle 8 di mattina invece che alle 17 come previsto. Ovviamente, visto
l’anticipo che avevamo, non c’è la barca che avrebbe dovuto portarci
ad Asdu, ma non ne facciamo una malattia: siamo alle Maldive con quasi 6
ore di anticipo!!! Decidiamo di visitare Male e, dopo il disbrigo delle
formalità doganali, ci avviamo all’uscita per informarci dove potevamo
lasciare i bagagli e prendere la nave per arrivare alla città. Appena
usciti, ci si avvicina un signore maldiviano che ci chiede su quale isola
dobbiamo andare. Gli spieghiamo la situazione, ma lui ci accompagna lo
stesso al banchetto riservato all’incaricato della nostra isola. Costui,
molto gentile, che spiega che non c’è problema e, avendo contattato
telefonicamente l’isola, ci informa che sta arrivando una barca solo per
noi!!!! Incredibile!!!! Ci imbarchiamo e si parte! Il viaggio è divertentissimo: essendo il mare un po’ mosso, la barca
piccolina, ma molto veloce, sobbalziamo in continuazione saltando di onda
in onda. Non ci sembra vero: il mare è bellissimo, il sole brilla, alcuni
delfini si fanno vedere e ci accompagnano saltando. Dopo un bel po’, il
marinaio ci indica un puntino all’orizzonte: è Asdu. La guardiamo
avvicinarsi. Una distesa di spiaggia abbagliante e palme altissime, il
tutto disposto su un mare trasparente dalle mille sfumature di azzurro.
Abbiamo trovato il paradiso?! Ci accolgono tutti, sia gli ospiti che il
personale. Anche prima di scendere
dalla barca, ci accorgiamo che anche sul molo c’è un letto di sabbia
finissima. Io mi tolgo subito le scarpe! Ci prendono i bagagli di mano e
ci accompagnano alla reception. Mentre riempiamo i soliti moduli, ci
gustiamo un succo di frutta fresco. Quindi veniamo accompagnati nella
camera.
Le camere sono una accanto all’altra in blocchi di quattro. Sono molto
semplici: una camera da letto e un bagno (tutto chiuso) con doccia. Non
c’è ne aria condizionata, ne acqua calda. In effetti eravamo un po’
preoccupati per queste cose, ma scopriamo subito che la stanza è fresca e
l’acqua fredda non è poi così fredda, ma tiepida. La freschezza della
camera è dovuta ad una griglia di foglie di palma intrecciate che dallo
stipite superiore della porta d’ingresso sale fino al tetto, mentre
l’acqua è tiepida perché i serbatoi di trovano sotto uno spiazzo al
centro dell’isola che è sempre al sole. Davanti c’è anche una
piccola veranda con due sedie, un tavolino e un catino pieno d’acqua che
serve a sciacquarsi la sabbia dai piedi prima di entrare in camera.
Ci cambiamo subito e usciamo fuori: siamo veramente qui? ci chiediamo
ancora un po’ intontiti dal viaggio. Fa caldo, ma il profumo dell’aria
è fantastico! Un misto di mare e fiori. Ci avviamo, rigorosamente a
piedi nudi (io non ho mai messo le scarpe sull’isola e mio marito solo
per andare a cena), passando in mezzo alle palme e ai cespugli e sbuchiamo
su una spiaggia da cartolina. Sabbia bianchissima, lambita da un’acqua
trasparente che quasi non realizzi dove inizi la sabbia e dove finisca il
mare. La laguna è turchese e a una ventina di metri la vediamo diventare
scura e ci rendiamo conto che lì c’è il reef.
Facciamo il giro dell’isola. In 15 minuti siamo già al punto di
partenza. Ma è minuscola! L’isola è allungata (per attraversarla da
parte a parte nella zona dov’è più stretta, ci si mette 2-3 minuti) e
il nostro bungalow si trova a circa metà dell’isola sul lato pontile.
Andando verso destra dal pontile la spiaggia è poco profonda (circa 2-3
metri); raggiunta la cima da quella parte si fa ancora più sottile e
quasi inesistente, tanto che quando sale la marea, scompare completamente.
Muovendoci sempre in questa direzione, si passa sull’altro lato
dell’isola e si scopre una bellissima ed ampia spiaggia, sulla quale
alte palme da cocco creano un po’ di ombra, e che digrada in una
magnifica e abbastanza profonda laguna. Proprio da questa spiaggia c’è
un comodo accesso al reef. Al centro dell’isola c’è il ristorante, la
reception (che è anche il bar) ed il negozietto di souvenir. Il
ristorante è coperto solo da un bel tetto di foglie di palma intrecciate,
così la brezza è costante e non si soffre il caldo, ed è l’unico
posto non coperto di sabbia, ma di piastrelle rosse. A metà strada fra il
pontile e i ristorante c’è il capanno del diving. Ci spiegano che è
chiuso perché il gestore ha avuto un lutto in famiglia ed è dovuto
rientrare, mentre il sostituto non è ancora arrivato. Peccato. Avevamo
preso in considerazione di prendere il brevetto sub... Sarà per
un’altra volta. Finalmente entriamo in acqua. E’ calda!!!! Subito dei
pesci vengono a curiosare. Attoniti li osserviamo mentre si avvicinano
senza nessuna paura e nuotano fra le nostre gambe. Camminiamo nella
laguna, aspettandoci che digradasse, ma non succede: l’acqua al massimo
ci arriva alla vita. Scopriremo che solo la spiaggia (quella di cui sopra)
opposta a quella davanti al nostro bungalow ha la laguna abbastanza
profonda da poter nuotare e non solo galleggiare. Insomma, galleggiamo
beati godendoci la sensazione dell’acqua calda e giocando con i pesci
per un bel pezzo. Poi decidiamo che si potrebbe fare un po’ di
snorkeling. In fondo abbiamo scelto quest’isola proprio per il suo
magnifico reef, così bello e così accessibile. Sarà vero? Indossiamo
magliette (siamo furbi: non vogliamo scottarci il primo giorno!) pinne,
maschera e boccaglio, mettiamo la testa sott’acqua e pinneggiamo verso
il reef. E’ sbalorditivo! Più si avvicina il reef e più pesci vediamo.
Ci sono anche dei piccoli coralli azzurri, ma purtroppo il Nino ha colpito
anche qui e la maggioranza è bianca e sembra morta: peccato, doveva
essere bellissimo prima!
La cima del reef è molto vicino al pelo d’acqua, ma agili come delfini
(J) riusciamo a
passarci sopra e... siamo oltre il reef, sospesi nel blu dell’oceano!
Guardando sotto non vediamo il fondo, ma attorno a noi nuotano soddisfatti
milioni di pesci tropicali. E’ veramente un paradiso, non solo sopra, ma
anche sott’acqua. Si vede di tutto, pesci farfalla, sergente, chirurgo,
pappagallo, murene che sporgono la testa dalle tane, pesci scorpione
nascosti negli anfratti.... non sappiamo dove e cosa guardare per primo!
Alcune volte uno squalo passa a distanza di sicurezza (per sè stesso o
per noi???) e con un elegante colpo di pinna scompare nel blu. Altre volte
seguiamo simpatiche tartarughe marine che sembra ci guidino
nell’esplorazione nuotando davanti a noi e girandosi di frequente per
vedere se le seguivamo. Se per caso non ci vedeva tornava a cercarci:
sembrava una maestra con allievi un po’ sciocchi che si perdono per
strada! Mio marito (che è in parte creatura marina: sta in acqua dalle 4
alle cinque ore anche se questa non supera i 22°, per cui immaginatevelo
qui dove la temperatura è di 29°-30°!!!) ha visto anche una famiglia di
aquile di mare: mamma, papà e tre piccolini, che facevano acrobazie poco
oltre il reef. Usciamo a malincuore. Le punte delle dita sembrano cotte.
Abbiamo un certo languorino... è ora di pranzo! Al ristorante ci
viene assegnato un tavolo tutto per noi. Sia il pranzo, che la colazione e
la cena sono a buffet. Noi non abbiamo avuto problemi con il cibo: ci
piace molto il pesce e ce n’era in abbondanza. Poi, tanto riso e un
po’ di verdure. C’erano anche dei gustosissimi piatti indiani, un
po’ piccantini, proprio come piace a noi. A colazione c’erano dei
panini dolci con burro e marmellata, frutta fresca, uova strapazzate,
bacon, ecc. Succhi di frutta, caffè, the... il solito. Ovviamente, ci
rendevamo conto che eravamo in mezzo all’oceano e che la scelta non
sarebbe stata vasta. Ma la cortesia del cuoco e dei camerieri era
veramente eccezionale e si vedeva che facevano il massimo con quello che
avevano a disposizione. Le giornate trascorrevano tranquille, ma troppo
velocemente per i nostri gusti! La sera ci si sedeva al bar a fare due
chiacchiere con i pochi ospiti (l’isola dispone di 30 bungalows, ma solo
15 erano occupati) o a giocare a ping-pong
e alla divertentissima carambola maldiviana (gioco simile al
biliardo, ma giocato con delle “pastiglie” di plastica che ci fanno
scorrere, colpendole con le dita, su di un tavolo fatto apposta) con il
personale dell’isola. Loro ovviamente erano incredibilmente bravi,
mentre noi sembravamo avere le dita messe al contrario! Però ci siamo
divertiti talmente tanto che, se non fosse stata così ingombrante, ne
avremmo comprata una da portare a casa! Poi ci sedevamo sulla veranda del
nostro bungalow, o sulla piaggia davanti, a guardare le stelle (se ne
vedono veramente tante!). Quindi a nanna. Io mi svegliavo prestissimo:
alle 5.00 con il sole che sorgeva e gli uccelli che litigavano davanti al
bungalow (una parte di questi sono una specie di corvi che tentano di
rubare qualsiasi cosa una lasci sia sulla spiaggia che davanti al
bungalow, così abbiamo imparato a nascondere nella borsa chiusa tutto
quanto, anche i libri.). Ma stranamente (di solito sono dormigliona) non
mi dava fastidio svegliarmi a quell’ora. Uscivo, per non svegliare mio
marito, e mi allungavo su una sdraio ad osservare l’alba e la marea che
si alzava. Una sera siamo usciti per la pesca al bolentino. E’ stato
incredibile. Siamo partiti verso il tramonto (che colori!!!) e ci siamo
ancorati in un punto. I pescatori ci hanno dato la lenza e del pesce a
pezzi da usare come esca. Quindi questa si buttava in mare e dopo
pochissimi istanti si sentiva tirare: il pesce aveva abboccato. Abbiamo
pescato talmente tanto pesce che, al rientro, il cuoco ci disse che adesso
poteva stare tranquillo per una settimana! In barca con noi c’era un
vecchio pescatore maldiviano che riusciva con questo tipo di pesca a
prendere anche i barracuda, il che è incredibile visto che questo pesce
ha talmente tanti denti e tanto aguzzi che spezza la lenza mentre lo si
tira in barca! Era veramente straordinario osservarlo mentre con un abile
e velocissimo gesto tirava in barca barracuda lunghi un metro! Ma anche
noi non siamo stati da meno! Abbiamo anche fatto la gita sull’isola dei
pescatori. Lì ti rendo conto che la vita per i maldiviani non è tutta
rose e fiori. Le case sono molto povere, anche se i bambini che incontri
per strada ti fanno tutti dei grandi sorrisi. Abbiamo visto come seccano
il pesce per strada stendendolo al sole; come cuociono delle pagnotte allo
stesso modo; come costruiscono i loro dhoni... tutto un modo di vivere
talmente lontano dal nostro. Ovviamente abbiamo fatto anche un giretto per
i negozi per comprare i vari regalini: parei, lavoretti in noce di cocco,
pesciolini di legno colorati... cose così. Il tempo si è mantenuto molto
buono. Soleggiato, ma sempre con un venticello per cui non abbiamo mai
sofferto il caldo afoso. Ha piovuto una sola notte, mentre ci sono state
due o tre giornate con nuvole che andavano e venivano. Purtroppo, dopo due
meravigliose settimane, come sempre accade, anche per noi è venuto il
momento di tornare a casa. Ero quasi in lacrime. Non volevo rimettermi le
scarpe! Non volevo abbandonare questo posto incredibile! E così, con gli
occhi fissi sull’isola di Asdu che rimpiccioliva mentre la barca ci
riportava a Male, abbiamo fatto una solenne promessa: un giorno ci
torneremo!
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